sabato 21 giugno 2014

La Strada dei Cannoni

Torino, 21 giugno 2014 - bici 1390, corsa 525.9, nuoto 67.35 km

Quando Roby mi ha proposto di percorrere la Strada dei Cannoni, ho pensato volesse riportarmi all'adolescenza o a percorrere un nuovo percorso sulla via della perdizione e dei paradisi artificiali. Ha frugato dietro al bancone del bar (il mitico Bar Simone di Via Pallanza) e ho temuto tirasse fuori cartine e filtri. Ha invece aperto un libro di itinerari alpini dedicati alla mountain bike.

Un giro sulla cresta compresa tra la Val Varaita e la Val Maira, in provincia di Cuneo. Un itinerario già in parte provato con i due amici Paolo e Paolo (Travers e Mottura), più di 12 anni fa.

Il terzo della spedizione, Angelo, invitato ha poi dato defezione causa prole e relativo soggiorno balneare.

Così alle ore 7.15 ci troviamo davanti al Bar e carichiamo le bici sulla mia Multipla (grande e grossa macchina, ciclisticamente parlando).

Alle 9.00 circa partiamo dalla piazza di Venasca, paese che nella mia vita torna sempre. Facevo lì la guardia medica e in quelle notti ci portavo abusivamente mia moglie quando eravamo ancora fidanzatini... che ricordi! E' all'inizio della Val Varaita ed è comodo come base per scalare i colli della zona, compreso il Colle dell'Agnello (il colle dei colli).

20 km di asfalto in lieve salita fino a Sampeyre. Una noia mortale. Lenti e senza la sensazione del volo che dà la bici da corsa. Mi accorgo poi di avere la sella troppo bassa e soprattutto la bici nuova, con il fondoschiena non ancora conformato per quella seduta... un gran dolore.

A Sampeyre l'ultima colazione prima del giro, quello vero. Caffè e cornetto in un bar tipico della zona: quattro valligiani ciucchi, due videopoker e, ovvio,  gestione cinese.

Il Colle di Sampeyre. Un signor Colle. Già salito in diverse occasioni, 18 km con un dislivello di circa 1200 metri. Pendenze accettabili, mai superiori al 12%. Lungo. Nel 2002 lo affontai correndo la GF Fausto Coppi, sotto la pioggia e il nevischio. La discesa verso la Val Maira, in quella occasione, fu una delle più difficili che abbia mai provato per il freddo e il fondo impossibile. La gara venne poi accorciata e non ci fecero fare il Fauniera, dove la neve era troppa per passare in sicurezza.

Crampi sul Colle di Sampeyre
Fino ai 1800 metri il tempo si mantiene meraviglioso. Poi eccoli, i nuvoloni neri a oscurare il Monviso e avvicinarsi pieni di pioggia verso di noi.

Roby quest'anno non ha avuto modo di allenarsi, tra poche settimane sarà padre e ha passato gli ultimi mesi a mettere in ordine la propria casa e la propria vita. A 1500 metri comincia ad avere i crampi. Lo aspetto, faccio un tratto con lui, allungo e lo aspetto a ncora. Arriva, si accascia ed eroicamente, si rialza a pedalare.

Il Colle (e le nuvole in arrivo)


Arrivo ai 2230 del colle, in alto non c'è nessuno. A pochi metri vedo il nuvolone nero pieno di pioggia che si avvicina ancora. Qualche foto. Poi arriva Roby e con lui la pioggia. Il termometro segna 7 gradi. Rinunciamo così a salire al colle Bicocca perchè vorrebbe dire pedalare ancora per almeno 30 minuti, sotto la pioggia e salire fino ai 2500. Troppo freddo.

Così rimaniamo ancora in pantaloncini e maglietta e saliamo dolcemente in direzione della valle. In cima mi metto tutto quello che ho nello zaino, ovvero uno smanicato e un k-way di goretex.

Poi una serie di colli fino a scendere gradualmente al Col Birrone dove, forse per il nome o forse perchè la temperatura finalmente è tornata ad essere umana, decidiamo di mangiare.

Fino a questo punto il fondo è stato piuttosto pietroso. Abbiamo le mani a pezzi, in parte per il freddo, in parte per le vibrazioni. Come sempre dimostro di non avere imparato dall'esperienza: non ho portato i guanti invernali. Imbecille.

Si risale lentamente verso il Colle di Valmala. Nonostante non forzi perdo Roby. Arriva distrutto raccontando di essersi fermato due o tre volte per andare di corpo e di avere avuto delle tremende coliche addominali. Ci mancava... Dà la colpa a un tè freddo, bevuto al Birrone.

Arrivati al Colle di Valmala percorriamo un tratto asfaltato perfettamente. Dopo tanto sterrato ci sembra di volare. Scivoliamo fino al santuario senza scendere sotto i 50 km orari.

Da Valmala attraversiamo il bosco, il Colle della Liretta e sbuchiamo sulla strada di Rossano.

Chiudiamo con quasi 2000 metri di dislivello, 81 km e 7 ore di escursione.

Un gran giro... peccato solo per il meteo.





LINK ALL'ITINERARIO (dettaglio)


martedì 10 giugno 2014

Triathlon Medio a Candia (in Africa, credo)

Torino, 10 giugno 2014 - bici 1309.4, corsa 500.7, nuoto 65.4 km

8 giugno. E' arrivato il momento, il giorno del Medio. Ovvero 1900 metri di nuoto, a seguire 81 km in bici e 21 di corsa. Il mio passo nel triathlon oltre lo sprint. Vengono con me Francesca, Marta e mia madre che dopo la partenza andranno a spiaggiarsi in Piscina, ad Antares, dove il giorno prima si sono distribuiti i pacchi gara.

Muta facoltativa. Non so come comportarmi poi vedo che la mettono tutti e mi adeguo.

Soliti preamboli: zaino, mal di pancia, buscopan, zona cambio, fuori dalla zona cambio, muta, voglia di urinare, tolgo la muta, rimetto la muta.



Tutti già dal pontile, pronti a partire in acqua, o meglio nella pauta del lago di Candia. L'acqua è torbida e non si vede avanti che per pochi centimetri. In bocca gusto di fango. Qualcosa mi sfiora le caviglie, forse alghe, forse i tentacoli del famoso mostro di Candia o forse le dita scheletriche di triathleti annegati nelle edizioni precedenti. Questi i pensieri positivi del pre-gara...

Scambio ancora qualche parola con i compagni pesci di branco. Riconosco il mitico Giorgio Mortara, celebre per aver partecipato a più di 630 gare, 150 triathlon compresi. Lo saluto.

Si parte. Via con le solite collisioni. Tempo 5 minuti, alzo lo sguardo e scopro di essere assolutamente fuori rotta. La lontanissima boa è  tutta alla mia sinistra e il branco dei mutati a 5 o 6 metri a destra. Devio (e allungo). Raggiungo i compagni e riprendo con le collisioni. Quando tutto sembra più calmo alzo lo sguardo e scopro di essere nuovamente fuori zona. Andrò avanti così tutta la gara percorrendo una distanza totale ben maggiore dei 1900 metri previsti. Che pirla!

Il gruppo dell'olimpico è partito mezzora dopo di noi ma negli ultimi 200 metri conto numerosi nuotatori, con la cuffia rossa dell'olimpico. Sono lento e loro sono molto veloci.
Finalmente il pontile. Mi danno una mano a salire e a fuggire dai tentacoli melmosi del lago.


Zona cambio: non ricordo dove ho messo la bici. Stanchezza, confusione, e ipossia mi confondono e invece del 103 cerco il 203. Qualcuno mi indica la posizione giusta, ritrovo così bici e il doppio paio di scarpe. Prendo fiato. Occhiali, bandana, casco, guanti, calze e scarpe. Veloce. Corro fino alla strada con la bici a mano. Supero la riga e via.

In bici tutto bene. Parto tranquillo e mi accorgo di tenere una media discreta. A fine frazione avrò mantenuto i 32 km orari, non male (per le mie possibilità, s'intende). Nei primi cento metri supero un avversario, di grossa stazza. Per me, per tutta la gara, sarà "il ciccione maledetto". In ogni tratto di pianura o discesa mi supererà per essere poi ripreso nei falsi piani o nelle corte salite. Maledetto ciccione, tutta la gara a rincorrerti!

Mi superano i soliti alieni, con bici ultratecnologiche, ruote lenticolari rombanti e caschi da galleria del vento. Supero tanti finti alieni, con bici altrettanto tecnologiche ma gambe molli.

Passo il primo giro. Nel secondo mi sento più stanco ma ancora tonico.

La temperatura si sta alzando ma in bici non si sente. Bevo e mangio, in previsione della corsa. 3 borracce d'acqua, una di maltodestrine, due buste di gel.

Eccomi di nuovo al lago. Cambio scarpe e via.

Comincia la frazione di corsa. Da subito avverto un caldo mostruoso. Incrocio Jacqueline, la presidentessa di Torino Triathlon, che mi consiglia di bere. Comincio il primo giro e comincio a ingurgitare acqua. Alla fine della frazione conto di averne bevuti più di otto litri. Corro ma nelle aree esposte al sole devo rallentare. Ci sono 32-33 gradi all'ombra.
Ad ogni ristoro (uno ogni 2.5 km) mi fermo a bere.
Durante il secondo giro sento la necessità di camminare. Non sono l'unico. Molti sono costretti a fermarsi. Qualcuno si ritira, altri alternano tratti a camminati ad altri di corsa.
Finirò la terza frazione in poco meno di due ore, almeno 20 minuti sopra alle mie aspettative.
Il caldo mi ha battuto ma quando taglio il traguardo sento di aver comunque vinto, anche sul caldo.

Chiudo il mio primo medio in 5 ore e 19 minuti, all'89mo posto.

Ho tagliato l'arrivo prima del previsto e le mie sostenitrici non hanno fatto tempo a vedermi arrivare. Hanno passato una bella giornata in piscina e sono contento per loro, sono contento così. Sarebbe stato peggio farle aspettare mezzora al traguardo.

9 giugno: sono al lavoro. Alberto ha fatto la notte e mi racconta di avere ricoverato in DEA uno "dei pazzi di Candia". Scendo giù e vado a salutare il collega-triathleta. E' sincopato durante la terza frazione per il caldo e la disidratazione. Gli esami del sangue dicono che ha una rabdomiolisi e una lieve insufficienza renale. Provo a convincere Cesare a mettere da parte la sua ansia e dimettere il paziente. Gli suggerisco di fare un prelievo anche a me, perchè sono sicuro che anche nei miei esami siano alterati gli stessi valori. Non lo convinco. Il malcapitato mi dice di essersi divertito in ogni caso... nonostante sincope, viaggio in ambulanza e 36 ore di ricovero su una barella a Chivasso.

L'organizzazione di TorinoTriathlon è stata eccellente. Durante la corsa si sono prodigati tutti a bagnarci continuamente e permetterci così di arrivare alla fine.
Tutto ha funzionato in modo perfetto.



giovedì 5 giugno 2014

Col del Lys, passeggiata al testosterone

Torino, 5 giugno 2014 - bici 1228, corsa 472.6, nuoto 63.5 km

Tre giorni al Medio di Candia. Il mio esordio nel mondo del Triathlon "lungo". In realtà in parte si tratta di un ritorno ai lunghi ritmi delle granfondo. Molti dubbi e un obiettivo: finire la gara. Con quale tempo per il momento non importa, basta non arrivare ultimo..


Un'altra notte di guardia, completamente insonne. "Dormi, cretino" mi dice la coscienza. "Riposati o domenica sarai a pezzi".
Invece mi trovo con Angelo e decidiamo di scalare il Colle del Lys, ma per non esagerare lo affrontiamo dal lato di Lanzo, più lungo, meno ripido.

E' un colle di inizio stagione, un classico di maggio/giugno. Una di quelle tacche che non possono mancare. Un giro da 80 km circa (se non perdi la macchina, altrimenti sono 86), con un dislivello totale di circa 1200 metri. Una salita pedalabile.

Si parte da Alpignano, poco lontano dallo svincolo della tangenziale. Tratto collinare verso San Gillio, La Cassa. Poi lo stradone fino a Lanzo, la galleria e su verso Viù. Si sale ma si pedala bene. Superiamo qualche gruppo di ciclisti e ci sentiamo dei campioni, fino al momento di avvicinarli e scoprire l'età media, non inferiore ai 70 anni... ci sentiamo un po' meno campioni.

A Viù si prende un caffè. Angelo conquista il barista gay. Per un attimo temo che chiuda il bar e si voglia aggiungere alla nostra escursione.

Si riparte per il Lys. Iniziamo con il solito spirito competitivo... non esistono gite. Non credete ai ciclisti. E' sempre e comunque una gara. Mi sento stanco e per una volta cerco di mettere da parte il testosterone. Mi affianco ad Angelo e saliamo chiaccherando. Affrontiamo i tornanti con un buon passo, ma senza esagerare.
Mancano 5 km al colle e ci passa un ciclista, con un passo decisamente più veloce del nostro. Nel sangue del mio compagno riappare però il testosterone, in dosi da bovino di grossa stazza. Angelo parte a inseguirlo e ovviamente non posso fare a meno di partecipare alla bagarre.

Non credevo ma riusciamo a tenergli la ruota. Saliamo con velocità comprese tra i 15 e i 25 km orari. Incredibile. In una parte in piano mi metto avanti io e tiro il trio. Si vola così in cima al Lys. Mollo però negli ultimi 500 metri e il nostro sfidato/sfidante passa per primo.
Ci aspetta in cima al colle e ci ringrazia. Strani esseri, i ciclisti! Ringraziano per la sofferenza. Masochismo allo stato puro.

Poi giù verso Almese. Discesa ripida, strada stretta, curve cieche. Scendiamo con prudenza.

Percorriamo poi la ciclopista della Val Susa, ai piedi del tetro Musinè.

Ad Alpignano allunghiamo il giro di 5 km alla ricerca della macchina.

Ora ho 3 giorni per recuperare. Assoluto riposo e poi via verso a Candia.

domenica 1 giugno 2014

Cronaca: un buddista e un sonnambulo salgono al Colle Braida

Torino, 1 giugno 2014 - bici 1143.5, corsa 456.34, nuoto 60 km

Il medio di Candia è sempre più vicino. Manca una settimana e non riesco a capire quale sia il mio stato di forma. Mi sono allenato al massimo di quanto vita, lavoro e famiglia mi permettano, ma non so se questo sarà sufficiente a portare a termine la gara. Mi sento carente soprattutto in bicicletta perchè allenarsi in bici richiede molto tempo e non ne ho avuto molto. La corsa va bene e il nuoto è un'incognita.

Una settimana complicata e faticosa. Lunedì mi sento uno straccio, dopo due giorni di divertimento a Gardaland con Francesca, Marta, amici e relativi figli. Era tempo che non mi sentivo così fiacco, nemmeno il giorno dopo la maratona.
Martedì vado al lavoro, mi fiondo a casa per un microgiro con la bici (un'ora di colline), un abbraccio alla famiglia, un'ora di sonno e di nuovo in ospedale, a fare la notte.

Notte tranquilla. In pronto c'è un afflusso moderato. Alle 22.30 mi arriva un messaggio di Angelo. Mi propone giovedì di fare Colle Braida in bicicletta. Gli rispondo di sì, in un attimo di follia dal momento che anche mercoledì farò la notte. Giovedì mi salterà il sonno.

Mercoledì mattina smonto dal Pronto e mi fiondo a casa a dormire 4 ore. Alle 14.30 mi sveglia Francesca e andiamo a prendere Marta all'asilo. Si va tutti in piscina dove Marta ha lezione e io mi somministro i soliti 2000 metri di nuoto con ripetute. Poi a casa, mezza puntata di Grey's Anatomy, e di nuovo al lavoro.
Incrocio le dita perchè la notte vada bene. Domani si va in bici e devo cercare di riposare almeno un'ora. Alle 3.00 è tutto tranquillo e provo a coricarmi. Dopo 15 minuti bussano alla porta "Dottore, vieni subito". Un paziente ha deciso di lanciarsi dalla barella. Visita, richiesta delle TC, risveglio della radiologa, denuncia di caduta: il paziente sta bene (o meglio, sta come stava prima di cadere) e io non ho dormito.

Giovedì mattina. Ovviamento ho sonno ma ho voglia di andare in bici e mi sento in forma.
A casa mi vesto con la velocità di un trasformista e alle 9.40, come d'accordi, sono sotto casa di Angelo.
Decidiamo di arrivare a Rivoli con la macchina perchè non abbiamo voglia di attraversare tutta Torino in bici, in mezzo al traffico feroce del mattino.

A Rivoli si parte, in direzione Avigliana. A Ferriera abbandoniamo lo stradone e giriamo per Buttigliera Alta. Sono vigile, cosciente e relativamente orientato. Un bel tratto di pavè e poi in discesa verso Avigliana.

Sfrecciamo accanto al lago grande. Bello.

Attacchiamo la salita assieme a un ciclista. Un settantenne che attacca bottone e che sale più di noi fermandosi ogni volta che il cardio gli indica i 155 bpm. Poi su, verso la Sacra di San Michele.
E' una bella salita, di una decina di chilometri. Regolare e senza pendenze esagerate.
Non forzo ma salgo bene, in modo regolare, con velocità costante compresa tra i 10 e 12 km/orari. Non salgo con il cuore. Faccio qualche foto con la gopro che ho attaccato al manubrio.
Angelo perde qualche metro e di tanto in tanto mi fermo ad aspettarlo.
Alla Sacra ci regaliamo una pausa coca-cola.


Ancora due km fino al colle. Angelo arriva affranto perchè battuto in salita da una donna. Una toscana che racconta di avere tre figli (l'ultimo di un anno).
Sdrammatizza come sempre "sono demoralizzato: mi sono fatto battere da una donna e da un sonnambulo".

Poi la discesa verso Giaveno. Bella, veloce e non facilissima. La strada è larga e pendente. Si prendono delle discrete velocità. Bisogna stare attenti perchè i tornanti non sono ben segnalati e si capisce solo alla staccata che non si tratta di una curva.

Da Giaveno torniamo alla macchina attraversando un percorso collinare (Reano - Villarbasse - Rivoli).

Chiudiamo con una sessantina di chilometri e circa 1000 metri di dislivello.

Soprattutto chiudo avendo rubato una notte di divertimento al sonno. Sento addosso una stanchezza sana, e non quella marcia che avverto dopo aver vegliato per lavorare.