Sono appena tornato da una settimana ad Embrun, in mezzo agli Ironman, o meglio, in mezzo agli Embrunman.
Ho partecipato al triathlon olimpico e mi sono allenato.
L'Elbaman si avvicina inesorabile e dalla pancia sale l'ansia..
Vinadio - Lombada - Bonette - Maddalena - Vinadio
12 luglio 2017.Appena finito il Giro, ora tocca al Tour. Le imprese dei pro e le salite di Aru ci gasano e ci suggeriscono grandi imprese.
Progetto Bonette. Il colle transitabile più alto d'Europa, prima la Lombarda e per finire la Maddalena
salita al Col della Lombarda |
Una breve colazione poi raccolgo lo zaino e quanto ho già preparato la sera prima. La bici è già caricata in macchina. Credo di avere preso tutto, credo.
Alle 5 e 10 aspetto sotto casa di Maurizio. Per lui è un orario normale perchè in genere a quest'ora apre l'edicola.
Alle 5 e 30 arriviamo a casa di Alessio. Ci aspetta all'angolo. Se non fosse per la bicicletta sembrerebbe stia battendo..
Chiaccheriamo fino a Vinadio, dove arriviamo con 15 minuti di anticipo sulla tabella di marcia. Abbiamo appuntamento alle 7.30 con Angelo che arriva dalle spiagge di Mentone.
Montiamo le bici, prendiamo un caffè. Angelo telefona per dire che sta arrivando. Pare che sia in un paese a fondo valle. Dopo 45 minuti non è ancora arrivato. Cominciamo a pensare che sia al fondo della valle sbagliata ed è proprio così, sta risalendo un valle diversa.
Aspettiamo frementi. Abbiamo già un'ora di ritardo.
Il giro è lungo e non vogliamo arrivare a casa troppo tardi.
Eccolo, finalmente.
Alle 8.30 siamo in bici.
Qualche centinaio di metri di falsopiano, poi a sinistra in direzione Lombarda.
Andiamo tranquilli. Alla nostra destra, in alto, si vede lo stabilimento termale di Sant'Anna. Ci sembra lontanissimo e altissimo.
Deviamo però a sinistra, verso il colle.
Superiamo in altezza lo stabilimento.
Incrociamo una squadra di professionisti. Scendono a una velocità folle, con l'ammiraglia sulle spalle. Ci salutano.
Poco prima del colle ci fermiamo accanto a un laghetto, per aspettare Alessio e poi Angelo. L'acqua specchia le montagne ed è piena di rane e pesci.
Percorriamo gli ultimi tornanti dimenticandoci come sempre di risparmiare energia. Alessio accelera e noi gli stiamo dietro.
Cavalcavia o grande colle, è sempre un gran premio della montagna e bisogna svettare per primi (o almeno, non ultimi).
Si parte sempre con propositi pacifici ma si finisce poi sempre a fare gara.
Arriviamo in cima al colle. Foto di rito. Ci mettiamo le mantelline perchè anche se non fa freddo tira vento.
Filmo i primi km di discesa con la go-pro.
20 infiniti km a velocità folle.
Attraversiamo alcune gallerie ai 70 km orari al buio e senza poter evitare buche o altri ostacoli. Sono secondi di suspance, ma riusciamo a tornare alla luce vivi.
Marmotta Kamikaze |
A fine discesa una raffica di vento ci travolge, ci sposta di lato e spaventa quel tanto da rinsavire e rallentare un poco.
Ho mal di schiena e le mani non ce la fanno più a sopportare le vibrazioni. Anche la discesa può essere faticosa.
Arriviamo a Isola, in fondo alla valle.
Riempiamo le borracce e imbocchiamo la strada in direzione sud, verso il prossimo colle.
Dovrebbe essere un tratto semplice, in leggera salita ma il vento soffia forte e soprattutto soffia contro. Peggio della salita. Procediamo senza superare i 20 km orari. Una fatica immonda.
Non c'è nulla di peggio del vento.
Imbocchiamo la ciclabile a lato della strada e procediamo a fatica, non vedendo l'ora di riprendere la salita.
A Santo Stefano, ai piedi della Bonette, ci fermiamo a mangiare un panino.
Dopo venti minuti la cameriera che viene a prendere le ordinazioni ci dice di avere finito il pane. Cambiamo bar..
Di nuovo sui pedali.
L'ascesa alla Bonette non è impossibile. Le pendenze non sono proibitive anche se i km sono molti e se nelle gambe abbiamo già il colle precedente.
La strada sale con pochi tornanti, sempre più o meno dritta.
Ci sono poche macchine, molte moto e praticamente nessun ciclista.
L'asfalto è discreto anche se qua e là sono sparse pietre cadute dalla montagna.
Comincio ad avere sete ma le fontane scarseggiano (se ne trova una in un paese che a sinistra salendo, che però si può raggiungere scendendo attraverso un tratto sterrato, piuttosto ripido e un'altra qualche km più su, lungo la strada).
Anche se il proposito è quello di rimanere uniti, come accade sempre, dopo qualche km cominciamo a sgranarci.
Maurizio è quello più in forma e sta sempre davanti, aspettando prima me e poi Alessio.
Angelo chiude il gruppo.
Mollo negli ultimi km, vado in crisi ma devo recuperare. Mangio, bevo e ne approfitto per fare qualche foto.
cima della Bonette |
Arrivo al bivio, a 2714m, in cima al colle dove Alessio e Maurizio aspettano da qualche minuto. Fa freddo. Ci mettiamo tutto ciò che abbiamo portato dietro.
Scrutiamo gli ultimi km di strada ma di Angelo non c'è traccia.
Fa troppo freddo e decidiamo di muoverci per scaldarci. Saliamo fino ai 2802. E' un tratto breve ma con delle pendenze che arrivano fino al 18%.
Le solite foto di rito e poi giù, di nuovo al bivio, ad aspettare Angelo.
Troppo vento e freddo. Gli andiamo incontro.
Arrivati nuovamente in cima con Angelo lo convinciamo a non salire fino ai 2800 perchè i minuti passano e non vorremmo arrivare alla macchina con il buio.
Freddo e vento sulla Bonette |
La affronto con più cautela e la trovo meno impegnativa della Lombarda.
Siamo di nuovo a valle, in direzione Colle della Maddalena. Non lo vediamo indicato da nessuna parte. Per un attimo pensiamo di avere sbagliato strada (momento di terrore) poi intuiamo e che in Francia si chiama in un altro modo. Seguiamo le indicazioni per il Col de l'Arche.
Dopo qualche km arriviamo a un bivio: a sinistra il Vars a destra l'Arche.
Si riparte, di nuovo in salita. Un dislivello di circa 900 metri, in circa 19 km.
Saliamo come sempre: cauti all'inizio e senza cognizione negli ultimi km che affrontiamo in gruppo, portando il cuore in alto.
Fine delle salite.
La discesa fino a Vinadio è facile e molto, troppo, veloce.
Ci mettiamo in scia di un ciclista e tocchiamo i 70-74 km orari di velocità massima.
Dopo qualche km subisco un secondo attentato da parte di una marmotta killer. Mi attraversa la strada mentre scendo ai 60 km orari. Non ho nemmeno il tempo di spaventarmi. Passa a un metro dalla mia ruota. Pericolo scampato, per la seconda volta.
I cugini francesi hanno molto rispetto per i ciclisti. Nessuno ci ha mai suonato il claxon, passati in modo rischioso o insultati. Hanno un'educazione stradale molto più alta della nostra. Concludiamo perciò che le marmotte della zona siano sicuramente di origine italiana.
Troviamo ancora l'energia per pedalare e tirarci negli ultimi falsi piani.
Fine. Uno dei giri più belli che abbia mai fatto.