giovedì 11 settembre 2014

Cuore Matto Bitossi

Torino, 11 settembre 2014 - Bici 2000.5, Corsa 865.5, Nuoto 92.2 km

Continuo sulla strada della Maratona. Ho lasciato da parte il nuoto (tolta qualche vasca di tanto in tanto) e messo in secondo piano la bici. Per mantenere l'allenamento  almeno una volta alla settimana cerco di andare al lavoro in bicicletta, allungando un po' al ritorno per un totale di 60 km a viaggio.
Contavo di partecipare al Duathlon di Torino ma ho scoperto da poco che è stato sostituito da un Triathlon Sprint a Candia... il 28 ottobre però farò freddo e non credo di aver voglia di iscrivermi. Non mi va di rischiare raffreddori o altro a 20 giorni dalla Maratona.

Franco Bitossi

Ho sentito per la prima volta la storia di Franco Bitossi guardando una puntata di sfide, della RAI. Una storia piena di vittorie, e di vittoria sulla propria fragilità.

E' nato nel 1940 ed è stato professionista su strada per 17 anni, dal 1961 al 78, gli anni di Merckx e delle sfide con Felice Gimondi, ma anche di Anquetil, Pouilidor, anni di ciclismo leggendario e grandi campioni.
Eddie Merckx, Franco Gimondi

Soprannominato Cuore Matto per alcuni attacchi di tachicardia. Cardiopalmo che però non gli ha impedito di vincere numerose tappe del Giro (compresa la mitica Cuneo-Pinerolo), alcune del Tour oltre ad altre numerose competizioni (in tutto 171). Crisi che però lo hanno spesso bloccato e costretto al ritiro, impedendogli forse di passare da vincente a grande campione, ad aggiungersi come terzo incomodo alla sfida da Gimondi e il Cannibale.

Nei blog dedicati al Ciclismo si racconta di Franco, seduto al fianco della strada, fermo ad aspettare che il cuore rallenti mentre a lato passano gli avversari.

Non si sa che tipo di aritmia fosse. L'emotività ebbe senz'altro un ruolo dal momento che le crisi si verificavano nei momenti più intensi e stressanti (spesso quelli decisivi). Crisi di panico? Una tachicardia sopraventricolare innestata dall'ansia? mah... poco importa.

Cominciò ad andare meglio dopo il matrimonio e con la partecipazione a gare a tappe (dove l'ansia di tappa in tappa, km in km andava a scemare). Del resto è noto come l'ansia si sciolga nella routine.

Certo che a gareggiare in quel periodo, contro certe leggende, l'ansia sarebbe venuta a chiunque...

Tra gli aneddoti relativi a Bitossi, mi ha colpito soprattutto la vicenda dei Mondiali.

Lago di Gap
Siamo nel 1972, a Gap, dove si stanno svolgendo i Campionati Mondiali di Ciclismo su Strada. Gara in linea. Franco è nel gruppo di testa, con Michele DancelliMarino BassoEddy MerckxCyrille GuymardJoop Zoetemelk e Leif Mortensen.


A due km dall'arrivo Bitossi va via in fuga con Guymard.

Ancora 700 metri in due, poi il Francese sfinito lascia strada a Bitossi.

E' primo e ha il traguardo davanti. Ormai il finale sembra scontato: la vittoria è sua. Eppure continua a voltarsi e rallenta. Come in un incubo in cui non si riesce a muovere i piedi, la bici sembra rallentare, quasi fermarsi.

Mancano pochi metri, pochi.

Un soffio, poi sfreccia Basso, il nuovo campione del mondo.



Piange. Ha perso un campionato del mondo che aveva in mano. E' stato beffato ed è distrutto. Trova ancora la forza di dire "provo piacere per Marino".

Eppure dopo 42 anni di Bitossi ci si ricorda ancora, certo di più del vincitore, Marino Basso.

Ora vive nel suo paese, in Toscana. Da tempo ha appeso la bici al chiodo. Gioca a bocce e continua in qualche modo la pratica agonistica. Non so se continui a tenere a bada il cuore, o se finalmente si sia acquietato. 

Quella di Cuore Matto è una storia, una delle tante dello sport e del ciclismo. Uno sport che nella sua storia raccoglie leggende di grandi imprese, grandi campioni e mitiche vittorie. Medaglie, giro, tour, vuelta, la maglia dello scalatore o la lotta contro il vento. Coppi, Bartali, Pantani, Merckx, Nibali (speriamo) ma anche Bitossi, con il suo cuore e le sue ansie.