sabato 24 gennaio 2015

Walter Bonatti, il talento dell'avventura

Torino, 24 gennaio 2015 - Bici 131.9, Corsa 64.3, Nuoto 1.75 km

Tutto da capo. Conteggi dei km a zero e via... un nuovo anno di allenamenti. Prossimo obiettivo saranno i Nazionali di Duathlon Sprint a Torino (casa, dolce casa), poi il medio di Candia e altro ancora da pianificare.

Il talento dell'avventura, Walter Bonatti

Sono in trasferta a Milano per un corso. Ho un leggero anticipo e passeggio nella zona del duomo. La sala congressi è a Palazzo Mezzanotte, la sede della Borsa, prima che internet e i computer sostutuissero gli urlatori. Mi faccio guidare da Google Map. In via dei Mercanti mi giro e vedo il volto di Walter Bonatti sorridere da un cartellone, ritratto in cima a un picco. Hanno allestito una mostra dedicata alle sue foto. Ho tempo ed entro.

Scrivere un post di poche righe su Walter Bonatti è tentare di scalare il K2 da solo, senza ossigeno e in poche ore... un'impresa impossibile. Non si sa da che parte iniziare, quale via approcciare. E' una montagna con diverse pareti, molte più dei quattro punti cardinali.
Una vita piena di avventure, luoghi, compagni, viaggi in terre lontane, bivacchi in luoghi impossibili, vittorie, ma anche polemiche e commiati.

Nasce a Bergamo nel 1930 e muore a Roma nel 2011, all'età di 81 anni. Cade alla fine non perchè scivoltato un in crepaccio o travolto da una valanga, ma nel suo letto per un tumore.
Scala le prime montagne nel 1948, cimentandosi subito in imprese estreme. Colleziona una serie di pareti e di nuove vie. Nel 1954 partecipa alla cordata italiana Desio-Compagnoni che conquisterà la vetta del K2, portando giù dalle vetta più polemiche che trionfo.
Negli anni successivi salirà un numero impressionante di vette, aprendo nuove vie o percorrendone di già note ma inverno e condizioni meteo proibitive.
Darà l'addio all'alpinismo estremo nel 1965 dopo aver salito la parete nord del Cervino, per primo nei paesi invernali. Sopravvive a disagi e rischie grazie al proprio talento e alla buona sorte che spesso mancheranno ai suoi occasionali compagni di avventura, non tornati a casa perchè arresi al freddo o precipitati giù dalla montagna.
Negli anni successivi si darà all'esplorazione di angoli del mondo sconosciuti e lontani, raccontati nei romanzi di London, Hemingway, Defoe e Melville, i suoi miti letterari. Verrà sponsorizzato dal periodico Epoca che pubblicherà le foto e i suoi reportage.

WB si tuffa nel Nilo
Mentre attraverso la mostra e mi perdo nelle sue immagini, provo rispetto, invidia, un senso di trionfo e, chissà perchè, di solitudine.
Sempre solo, immortalato in luoghi maestosi e infiniti, ma sempre solo. Addossato come un ragno a una parete di roccia o nell'atto di tuffarsi nel Nilo, si ritrae con l'autoscatto, forse per documentare e provare al mondo il gesto o forse per celebrare il trionfo, un po' come tagliare il nastro al traguardo.

Ma soprattutto, cosa c'entra con la corsa, il nuoto o cosa con la bici? Tolta qualche camminata e due avventure con sci d'alpinismo, no ho esperienze d'alta montagna. Bene, certo, con la bici ho superato molti colli alpini, quelli mitici del Giro o del Tour, con la mtb mi sono avventurato in creste e sterrati in quota, mano ho mai affrontato pareti con le mani, non so cosa siano corde e chiodi o come si attrezzi un bivacco in quota. Cosa c'entra Bonatti con le mie velleità di triathleta?

Mi affascina.

Leggo i suoi libri e sento rafforzarsi in me la voglia di allenarmi, di correre e pedalare. Assimilo le sfide che ha
WB nel deserto
lanciato a se stesso e contro i limiti (propri e dell'essere umano in generale) e ne subisco la risonanza.
Ecco la chiave del fascino che ha su di me, ed il legame con il mio personale modello di sportivo e di essere uomo.
La chiave è la sfida, l'avventura.
La stessa che ha avviato i mie allenamenti e le mie piccole imprese sportive. La stessa che mi fa svegliare ogni giorno con la voglia di vivere con energia, sorridere ed esplorare.

E' solo con la lettura di un libro, regalatomi da Francesca per Netale, "I Sette Passi della Corsa" di Umberto Longoni che ho finalmente compreso a pieno cosa c'entri Walter Bonatti con ciò che faccio, o meglio, con quello che sono.
In queste pagine si parla di psicologia dello sport, applicata al podismo. Nel secondo capitolo si dice che ogni runner ha in sè un talento che se adeguatamente individuato e sfruttato può portarlo a crescere e migliorare come atleta. Il tutto si può applicare alla vita nel suo complesso, ovvero si può dire che ogni ha in sè un talento e che il riconoscimento di questo può portare a vivere la propria vita nel pieno delle sue potenzialità. Esiste il talento della strategia, in altre parole quello delle tabelle, della pianificazione precisa e della strategia. Il talento del leader, o meglio della ricerca dell'attenzione altrui,  e del desiderio di primeggiare. Quello della fantasia, della capacità di sognare e di distrarsi da tutto, alienando così anche la fatica, se serve. Infine esiste il talento dell'avventura, dell'esplorazione e della curiosità del superamento dei propri limiti. Mi sono subito identificato in quest'ultimo profilo, senza esitazione, cogliendo così il Bonatti che è in me.

Quindi alla fine nel tentare di scalare la montagna Bonatti ho scelto una via mia, una indiretta. Ho raccontato l'ombra che la montagna ha posato su di me, lasciando a biografi e altri l'idea di scalarla direttamente e descriverne nel dettaglio le pareti.

Consiglio a tutti i leggere i suoi libri perchè, credetemi, dalle vette che racconta, soffiano parole come ossigeno sulla voglia di vivere.
Danno la forza di correre e mettere giù il piede dal letto, tutte le mattine, pensando che sarà una grande giornata.