sabato 28 marzo 2015

Campionati Duathlon Sprint Torino 2015 - Cronaca

Torino, 28 marzo 2015 - bici 575.5, corsa 304.6, nuoto 24 km

8 marzo, - 15 gg al via.
In piena preparazione, per la prima gara dell'anno. Mi sembra di correre bene, soprattutto di aver diminuito molto la frequenza cardiaca. Un po' meno bene in bici, per il minor allenamento.
Locandina 
In giro per Torino si vede qualche manifesto. Mi sto allenando abbastanza, con una frequenza di 5-6 sedute a settimana, tralasciando però il nuoto (ahimè).

13 marzo - 9 gg al via.
Pubblicato il programma. Ritiro pacchi gara dalle ore 16 del giorno prima. Studio i percorsi.
Corsa al Valentino dove mi alleno abitualmente e bici in Corso Unità d'Italia, uno dei principali di Torino. Sfilata davanti alle Molinette dove ho lasciato in deposito tutti i ricordi dell'Università. Passaggio nel tunnel da Corso Dante, in stile Montecarlo.
Programmo gli ultimi allenamenti. Apro tutti i siti di previsioni metereologiche nella speranza che diano buone notizie. Per ora purtroppo è prevista pioggia, ma mi dico che è troppo presto.
Comincio a sentire le prime emozioni, salire dal fondo dello stomaco.

Nel frattempo, anche per non focalizzarmi troppo sulla prossima avventura, programmo le prossime gare. Mi sono iscritto alla GranFondo di Torino... dopo 10 anni torno alle GF! A breve anche l'iscrizione alla 70.3 di Candia.


20 marzo - 2 gg al via
percorso bici
Ormai ci siamo. Questa settimana ho caricato molto poco. Le previsioni del tempo sono pessime, pazienza... del resto il percorso ciclistico è per la maggior parte nel tunnel. Ora è il tempo di definire i particolari: l'abbigliamento e i vari accessori. Sono previsti 8 gradi, troppo pochi per stare solo con il body. Credo che metterò sotto un intimo tecnico (una preziosissima maglia a maniche lunghe x-bionic), e calze compressive aggiungendo uno smanicato da infilare velocemente per la bici. Dubito che potrò mettere gli occhiali che con la pioggia mi impedirebbero di vedere. In ogni caso mi preparerò quelli con lenti non oscurate, adatte alla luce della galleria.

percorso corsa

22 maro: Via!
E' il giorno. Come temuto e previsto piove, e quanto! Ho appuntamento sotto casa con Luca, folle compagno di corse all'alba.
Carichiamo bici e borse sulla Multipla in assetto furgone.
Guardiamo il cielo e scherziamo per farci coraggio. Tanta acqua e freddo.
Parcheggiamo in Corso Marconi, di fronte al Castello del Valentino, zona dell'arrivo.
Tempo di gonfiare le gomme e siamo già da strizzare. Il contakm della bici smette di funzionare dopo pochi minuti (resusciterà poi a casa, dopo 4 ore di essiccamento sul termosifone).
Sistemiamo bici, casco e scarpe (opportunamente sistemate in un sacchetto di plastica) nella zona cambio e andiamo a rifugiarci dentro al V padiglione, quello delle giorstre di Natale. Qui incontro alcuni amici e molte facce note. Alcuni di Torino-Triathlon e altri dei Ronchiverdi. Comincio a inserirmi anch'io nel mondo, ancora tutto sommato piccolo, di questo sport.

Abbiamo ancora un'ora e decidiamo di spenderla al caldo, in un bar, per mangiare qualcosa e prevenire le mie immancabili coliche, quelle del mio intestino che saggiamente mi chiede "chi te lo fa fare? perchè non te ne sei stato a dormire?".
Condividiamo qualche minuto con un gruppo di Roma. Ci conforta così sapere che c'è qualcuno più deficiente di noi che non solo ha pagato per correre al freddo e sotto il diluvio universale (quanto piove!), ma che ha anche viaggiato per molti km, arrivando da temperature più miti.
In anni di attività sportiva ho imparato che sempre e comunque c'è qualcuno più fuori di testa di me.

Ore 13.10. Siamo allo start. Mancano 5 minuti. Questo è uno dei momenti più adrenalinici. Si cerca lo sguardo degli altri e si fa qualche battuta per sdrammatizzare e abbassare il livello d'ansia. Mi sfilo il mio tecnicissimo impermeabile, un mega sacco dell'immondizia nero, con il foro per la testa.

VIA...

Mi avvicino a un gruppetto di Torino-Triathlon. So che in genere vanno più di me e decido di prenderli come riferimento. Guardo il cardio. Mi mi soffermo sulla frequenza cardiaca, che è sopra alla soglia massima... viaggio sui 185 b/min, procedo però intorno ai 3 min e 50 sec/km. Sono ben oltre le mie possibilità. Non voglio mollare le mie lepri. Provo ad adottare i trucchi imparati in una recente lettura, i " Sette Passi della Corsa" di Longoni. Mi trasformo in un gabbiano. Un po' funziona e riesco a tenere il ritmo dei compagni.
Secondo giro. Non mollo.

Entro in zona cambio.

Trovo subito la bici (un vero e proprio miracolo dal momento che in genere vago come uno zombi, senza nemmeno ricordare il numero di pettorale. E' il prezzo che si paga a superare la soglia massima).
Casco, prima di tutto quello. Poi le scarpe. Bici a mano e via di corsa.
Prime pedalata. Stringo i velcri delle scarpette e spingo.
Mi attacco a un gruppo che non lascerò fino alla fine della frazione ciclistica.
Sembra di correre nel greto di un fiume. Acqua ovunque. Si entra nel tunnel di Corso Dante. Sto al coperto e tengo la scia, sfidando il muro d'acqua sollevato dalle ruote. Alle rotonde praticamente ci si ferma per evitare di scivolare e ogni volta, per non perdere la ruota, tocca alzarsi sui pedali e scattare.
Fine del primo giro, ultimo tunnel.
Mi tengo a distanza da un ragazzo con un impermeabile bianco. Continua a cambiare direzione. Qualcuno gli ha già detto di stare attento. Ora è poca più avanti di me, a sinistra. Cambia di nuovo traiettoria, improvvisamente. Probabilmente tocca la ruota di qualcuno. Sento urlare. Freno, mi metto di traverso riuscendo a non cadere. Dietro sento lamenti e rumore di ferraglia. Rimonto sui pedali. Esco dal tunnel a fianco a un ragazzo che mi guarda. "Che culo...", dice. Ci è andata bene, siamo gli unici sopravvissuti del gruppo.

Secondo giro. La strada è come un fiume. Tutto bene. Il gruppo rallenta perchè nessuno vuole tirare. Sento il dovere di dare un contributo e mi metto in testa, senza esagerare.

Zona cambio.
Urlo liberatorio all'arrivo
Il miracolo non si ripete, non vedo il mio posto e passo oltre. Torni indietro intralciando altri che, giustamente, protestano.
Metto le scarpe da corsa, fradice e parto.
A metà della ZC mi rendo conto di avere ancora il casco e torno indietro.

Ho i piedi gelati e nessuna sensibilità. Corro senza sentirli. Tengo i 4 min e 30sec/km, circa.
Passo vicino al traguardo dove sento Francesca. Fa il tifo. Con lei ci sono Marta e i miei. Vederli come sempre è un piacere immenso. Mi ridanno energia e la voglia di accelerare.
Ultima salita. Sto recuperando posizioni. Allo sprint ne supero 4.
Chiudo in 1.05.50, ben 15 minuti in meno del mio primo duathlon, due anni fa.

Sono soddisfatto. Nonostante il meteo sono riuscito a divertirmi.

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