mercoledì 9 settembre 2015

Granfondo di Torino

Torino, 09/09/2015 - bici 2192, corsa 699, nuoto 59 km

Faro della Vittoria, Colle della Maddalena
20 agosto 2015: la GF di Torino, la prima edizione, è in avvicinamento. Mi sto rimettendo in forma, ho rimosso da meno di un mese il tutore dopo la frattura alla clavicola, ma mi manca il fondo. Ci proverò comunque, con l'obiettivo di arrivare al traguardo, senza guardare troppo il cronometro.
Sarà una strana impressione percorrere con il pettorale le strade degli allenamenti di sempre. Prima il Colle della Maddalena, con l'Angelo della Vittoria a segnare la fine, e in conclusione, dal Chierese, vedere avvicinarsi il meringone, la basilica di Superga.
Spero di riuscire a stare dietro a Renato e ad altri di Torino-Triathlon, e di non farmi tutta la gara da solo.
Entro una decina di giorni vorrei provare ancora un lungo (almeno 120 km), poi riposo.

4 settembre 2015: -2 giorni. Domani si comincia il rito, con il ritiro del pacco gara. Nei giorni scorsi ho provato parte del percorso con Renato. 110 km tirati un po' troppo, nutrendomi poco e bevendo poco, con il risultato di arrivare a casa distrutto. Mi sono ripromesso di moderare la velocità, intrupparmi un po' in qualche gruppo.

6 settembre 2015: ore 6.00 suona la sveglia. Stesso orario di risveglio dei giorni di lavoro, ma oggi no, oggi si va a pedalare. Ho appuntamento con Renato alle 7.15, davanti al velodromo. Me la posso prendere con relativa calma. Scaldo al microonde la pasta di ieri sera e ne mangio un piatto, poi pane e marmellata, caffè e qualche bicchiere di succo di frutta. In bagno e poi la vestizione. Tutto ordinato sullo sgabello: sensore del cardio, intimo traforato, maglietta, smanicato, salopette, calzini, porta pettorale e pettorale. Perfetto.
Alle 7.00 scendo in garage. Monto la gopro sul manubrio, perchè voglio che sia un'impresa turistica. Non voglio prenderla in modo agonistico e non me ne importa del tempo.
Monto in sella... e mi accorgo di non avere preso il Polar. Senza cardiofrequenzimetro no, non posso. Torno a casa. Francesca si sveglia. Non lo trovo. Torno in garage (potrei averlo già portato giù ieri sera): non c'è. Ritorno su. Francesca si sveglia di nuovo. Corro nel pianerottolo con le tacchette svegliando (credo) tutti i vicini e rischiando di scivolare mortalmente sul marmo. Eccolo. Trovato!

Ore 7.13 esco di casa: 40 km/orari nel primo km per arrivare puntuale.

Trovo Renato che mi aspetta con Elena. Mi presento perchè anche se l'ho già incontrata molte volte non le ho mai parlato insieme.

Corso Casale è pieno di ciclisti che alla spicciolata si dirigono verso Piazza Castello.

Entriamo in griglia. Dopo 10 aa rientro nella griglia di una GF. Intravedo le divise dei Jollini, i miei compari di allora. Riconosco diverse persone.
Renato si accorge di non avere ritirato il Chip... ormai è tardi e partirà senza.

Si parte in ritardo, a velocità controllata per uscire dal centro. Le ruote si incastrano tra i cubi di porfido e tanti cadono già al via.

Strada San Vito. Si passa sul tappeto e via... per modo di dire perchè la ressa a salire sulla Maddalena è tale che si riesce a salire molto lentamente rischiando spesso di mettere i piedi a terra.

In cima aspettiamo Elena che arriva molti minuti dopo perchè si è fermata ad aspettare un'amica. Ci dice di andare e non vuole essere aspettata.
Con noi verrà anche Enrico, altra faccia nota dei Ronchiverdi, anche lui iscritto a Torino Triathlon.

Si va.

Planiamo già verso Pecetto. Prendo una buca e sento che qualcosa mi cade dalla bici. Incredibile... mi è cascata la telecamera. Mi metto a lato e corro in salita per 50 metri. Panico totale. Non la trovo.
Eccola.
Renato mi ha aspettato e ripartiamo, praticamente ultimi.

A Pecetto riagganciamo Enrico. Prima di Chieri recuperiamo un gruppetto. Conterei di mettermi in mezzo e risparmiare energie. So bene di non avere fondo e non voglio consumare troppo subito. Invece Enrico si mette a tirare il gruppo e per non rischiare di perdere lui e Renato mi metto in terza posizione. Di tanto in tanto mi tocca tirare e comunque prendo più aria di quello che vorrei. Non si va mai a meno dei 35 km orari.

Prima di Villanova passiamo accanto a un'ambulanza. Un ciclista a terra con il volto coperto di sangue. Nel gruppo cala il silenzio ma dura poco.

Al primo ristoro ritroviamo altri di Torino Triathlon. Ci salutiamo e facciamo un breve tratto con loro, breve perchè girano poi tutti per il medio. Ci ritroviamo in tre.

Poi le colline, infinite colline. Perdo il conto delle salite, delle brevi discese e falsi piani Vigne, paesi e le
gambe che cominciano a fare male. Il contakm supera i 100. Per ora tengo il ritmo degli altri.

A Valdichieri ci fermiamo al ristoro, dove non è rimasto molto. Si aggrega al nostro trio un altro triathleta di Mazzè. Si riprende il sali scendi.

Al ristoro di Castelnuovo troviamo gente simpatica e parecchio brilla. Offrono salame cotto e vino (che ovviamente rifiutiamo volendo ancora tagliare il traguardo). Mi riempio di frutta secca, bevo una dozzina di bicchieri di cocacola.

Di qui in poi comincio a patire. In salita mi lasciano indietro di qualche minuto e li riprendo solo in discesa.
Ho i crampi e alterno momenti di difficoltà ad altri in cui le gambe ancora girano.

A Moncucco ci rendiamo conto che i km finali non saranno 159 come previsto ma, almeno una dozzina in più. Intravediamo Superga ma è ancora lontanta, dopo una serie di colline.

Ora percorriamo strade note, quelle degli allenamenti di sempre.

Sciolze (e la maledetta salita del cimitero), la strada della Rezza, Pavarolo e poi su, verso Baldissero.

Ultima rampa e il traguardo. Cerco Francesca e Marta che mi danno il cinque.

Ce l'ho fatta. Dopo 11 anni dall'ultima Granfondo.

Ho lasciato perdere l'agonismo e mi sono divertito. Il percorso è stato spettacolare e la compagnia splendida.

La manifestazione è riuscita anche se l'organizzazione non è stata delle migliori. I ristori erano pochi e poco riforniti. La partenza da Piazza Castello, sicuramente coreografica, è stata piuttosto pericolosa. I segnali non sono sempre stati chiari (pare che in 200 abbiano sbagliato strada). Gli incroci non erano tutti presidiati... insomma, si può migliorare.