Come cavalli, alla Mezza di Varenne
Quest'anno si cambia. Dopo la batosta dell'anno scorso (due km di amnesia e risveglio postsincope nella postazione CRI) ho deciso di non partecipare a Tuttadritta e di mettere in calendario altre gare. Mi prefiggo di non fare gare corte e di scegliere invece medie e lunghe distanze. E' paradossale ma patisco meno se c'è da soffrire più a lungo.. Se devo amministrare le forze sono costretto a rallentare quel poco che basta a non superare il segno e finire per stare male.
Mi sono così iscritto alla Mezza di Varenne, a Vigone. Una gara di cui ho sempre sentito parlare bene e che mi ha sempre intrigato, non fosse altro che per il nome. Mi sono sempre immaginato folle di centauri a correre come folli in mezzo ai campi.
Sveglia alle 5.50. Colazione e poi inizio del rituale. Toilette. Vestizione. Toilette. Caffè e toilette. Potere al colon!
Alle 7.00 sono in zona Crocetta sotto casa di Alessio, amico e collega. Fa lo psichiatra ed è malato di sport come me. Ne è consapevole e vedo che accetta la malattia di buon grado. E' un runner puro, non alterna le discipline e sulla corsa è più allenato di me. Hai dei personali non tanto lontani dai miei dei tempi migliori e credo che in gara mi darà 2 o 3 minuti. Viene con noi Giulio, un suo amico e vicino di casa.
Ci femiamo per un caffè per strada e alle 8.00 e qualcosa siamo a ritirare il pettorale a Vigone.
Non c'è la folla delle manifestazioni podistiche alle quali solitamente partecipo. L'atmosfera è serena e tutto è organizzato bene.
Ci cambiamo in una palestra ben riscaldata.
Alle 9.15 cominciamo a corricchiare, più per ridurre lo stress che per fare una vero e proprio riscaldamento.
Prima della gara mi sento chimare. E' Matteo, di Torino Triathlon e dei Ronchi. Corre forte. Ha un personale di 1 e 21 (o qualcosa del genere). Scambiamo due parole.
9.30 si va. Vorrei seguire Alessio e cercare di tenere il suo passo. Rimango però bloccato dal traffico e per riprenderlo devo forzare. Affianco un ragazzo con il body di ToTri. Ci salutiamo.
Dopo circa 1000 metri ho preso Alessio. Viaggio intorno ai 4.15 min/km. Tutto bene. Proseguo e lo lascio dietro.
Due Cavalli |
C'è foschia e non si vedono le montagne. Il Monviso è nascosto, peccato. Lo scorcio è comunque fantastico: strade strette, cavalli ai lati che ci scrutano con curiosità. Due passaggi nel cortile di due cascine. Nessuna macchina e nessun automobilista bloccato e furioso. Nessuno ci insulta.
Secondo giro. Le gambe cominciano a farmi male. Si alza un po' di vento e comincio a faticare. Rallento. Alessio si avvicina e al 18mo km mi affianca. Corriamo vicini e ci aiutiamo l'un altro. Nessuno dei due vuole mollare. Arriviamo così al traguardo. Mollo negli ultimi 100 metri e Alessio mi precede per 8 secondi: psichiatria 1 : pneumologia 0.
Al ristoro, molto ben fornito, mi divoro di tutto. Sto bene. Sono meno devastato del solito. Ho chiuso in 1.32 e 30 secondi, che per me è un record, ben 20 minuti di meno della mia prima mezza maratona del 2010. Sono passati 6 anni, sono più vecchio ma fisicamente più giovane di allora.
Ritiriamo il pacco gara, molto ricco.
Rientriamo a Torino soddisfatti.
Abbiamo corso in mezzo ai cavalli, come cavalli.