mercoledì 12 marzo 2014

Letture: Il Corridore di Marco Olmo e Gaia De Pascale

Torino, 12 marzo 2014 - bici 411.17, corsa 155.5, nuoto 27.85 km

Mi sono iscritto al Triathlon Sprint di Andora e al medio di Candia. Per il primo non ho timori ma solo un'emozione positiva. Obiettivo è battere il tempo dell'anno scorso e credo di farcela senza troppi problemi. Nel nuoto ho fatto grossi progressi, in bici mi sembra di andare discretamente e se anche mi sono allenato un po' meno nella corsa ho alle spalle un anno di grandi allenamenti. Per il secondo, il Medio, ho invece molti più dubbi. Non mi do obiettivi riguardo al tempo: mi basta finirlo. Ieri ho provato il circuito ciclistico tenendo una media discreta (29 km/h) senza forzare troppo. In gara dovrei riuscire a superare i 30, senza troppi problemi. Mi inquieta piuttosto la mezzamaratona... per fortuna ci sono ancora molti mesi di allenamento per aumentare resistenza e velocità. Vedremo.



Il "Corridore" di Marco Olmo e Gaia De Pascale

Quando parlo con un preparatore, un venditore di scarpe o semplicemente con un compagno di corsa e mi vengono proposte tabelle, teorie e diete sofisticate, mi viene subito il sospetto di avere sbagliato tutto, di essermi allenato in modo sbagliato. Per non parlare poi della medicina sportiva, dove una corsetta si trasforma in un consumo percentuale di glicogeno e dove il fiatone diventa la lancetta rossa sopra alla soglia aerobica.
Tanta teoria, tanta che viene da pensare che per correre 10 km serva una laurea, e per una maratona un master.
Poi penso a Marco Olmo e mi dico che nonostante tanta letteratura (e tante mode) si possa essere dei campioni (per quanto mi riguarda mi basta arrivare alla fine della gara, ovviamente) ascoltando semplicemente il proprio cuore, lavorando e facendo fatica.

Per me è stato un libro illuminante. Racconta della vita e della carriera sportiva di Marco Olmo, nato nel 1948, grande corridore di ultratrail. Ha corso e vinto tutte le più importanti ultramaratone, in condizioni e luoghi al limite della sopravvivenza. Soprattutto ha corso e affrontato queste imprese da "non più giovane", arrivando a vincere il campionato del Mondo all'età di 58 anni.

Nel libro racconta del suo modo di vivere lo sport, così alternativo e diverso da quanto ci venga proposto in questi anni.

Nessuna tabella. Nessun personal trainer. Nessun mezzo tecnologico. Al seguito solo una moglie, preoccupata che il suo Marco ce la faccia.
Pochi sponsor e pochi soldi, racconta in modo emblematico di avere spesso dormito in macchina prima di una gara.

Pare un orso piemontese, "barotto", con la facies un po' depressa. Solo su un gru della cava dove lavorava e solo, di corsa, nel deserto o nella neve dei sentieri di Robilante.

Racconta dei suoi allenamenti basati non sulla frequenza cardiaca, sulle tabelle di altri o su tecniche di allenamento della medicina sportiva, ma, invece, sulle proprie sensazioni.

E' un libro che consiglio a tutti, sportivi o no. A chi pratica sport perchè lo possa rivedere in un'ottica un po' più umana e meno tecnica e a chi non lo pratica perchè possa capire più facilmente cosa passa nella testa di chi ama fare fatica.

Per me è stato un invito ad ascoltare un po' meno le teorie, e imparare ad ascoltare piuttosto le mie sensazioni. In questo modo l'allenamento diventa un percorso introspettivo, di crescita personale. Certo, in questa maniera, è più facile incorrere in errori e magari arrivare più lentamente all'obiettivo ma credo che per chi come me non ha pretese di vittoria, sia il modo migliore di vivere l'attività fisica.

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