Anche quest'anno è andata, portata a termine Tuttadritta. 10 km a 185 di FC media. Per quanto mi riguarda la gara più faticosa di tutte le gare, molto più di una mezza o di una maratona. Nessuno spazio alla gestione di gara, alla pianificazione del ritmo o al risparmio di energia. Partenza a cannone, e a cannone fino al traguardo.
Si parte da Piazza San Carlo, il "salotto buono di Torino", si corre fino a Piazza Carlo Felice e poi dritti, tutti dritti, fino alla palazzina di Stupinigi.
Prima difficoltà è la gestione della logistica, ovvero organizzare il ritorno da Stupinigi al centro, evitando le navette predisposte dall'organizzazione. Certo, sarebbe eroico rientrare di corsa ma in genere all'arrivo di questa gara mi accompagna un broncospasmo da stadio IV Gold (qui capiranno i dottori e gli enfisematosi) e una tosse da tubercolotico tale da non poter camminare.
Così ci si trova all'alba con Emiliano e Viviano e si portano a parcheggiare due macchine all'arrivo, per poi tornare in centro con una terza macchina.
Alle 9.00 siamo davanti al Caffè Torino, luogo in cui ho dato appuntamento a circa mezza città.
Seduti davanti aspettano i ragazzi (di ogni età, dalla pubertà alla senescenza ma sempre e comunque ragazzi) dei Ronchi/Torino Triathlon, commisti come sempre. Dentro ci sono già Francesca, Franco, Viviana e altri camminatori. I miei genitori sono in ritardo, li vedrò all'arrivo. All'ultimo arrivano anche Angelo (il mio angelo-buddista) e Roberto. Ecco anche Paolo.
Ancora un'ora alla partenza e già non capisco più niente. Il cervello è già in gara. 10 minuti di coda davanti al bagno del Caffè, come è di rito. Per fortuna le due compresse di Buscopan mi hanno evitato i soliti crampi addominali. Davanti a me una ragazza in tuta rossa con la stella, un'atleta della Nazionale Cinese, in trasferta.
Ore 9.20, dietro a Roberto Milano per il riscaldamento. E' uno dei preparatori di Torino Triathlon e per me, podisticamente parlando, è un marziano. Al gruppo si aggrega Bruno Pasqualini, un triathleta vero, uno dei più forti in Italia, Roberto lo guarda con rispetto. Mi rendo conto quindi che si può essere sempre marziani di qualcun'altro, che insomma non c'è limite. In parte è una consolazione.
Ore 9.45 ci infiliamo nelle griglie. Siamo abbastanza avanti ma meno dell'anno scorso. Ci sono 7000 iscritti secondo l'organizzazione. Un gran bordellone.
Poi il saluto del sindaco e lo start.
Pessima partenza, a singhiozzo. Scatto, scarto, mi arresto riscatto. Perdo più di un minuto al primo km, giocandomi la possibilità di ripetere il tempo dell'anno scorso.
Dopo circa 1000 metri supero Emiliano, dandogli una pacca sul sedere. Ora corro con il suo fantasma dietro: Emiliano, sento il tuo fiato sul collo ma non mi prenderai!
Poi i km, uno dopo l'altro, senza mai entrare in crisi perchè tutti i chilometri sono stati di crisi. Il cuore sempre in gola, sempre al massimo: contagiri puntato sui 185 b/m, tachimetro in discesa dai primi km da 4 m/km a 4.30 m/km dell'ultimo km.
Eccolo là, il cornuto cervo bastardo, in cima a Stupinigi a guardarmi. Gli ultimi due km e le gambe urenti a gridarmi pietà.
Attraverso il traguardo. Guardo il tempo officiale: 42.30. 50 secondi in più dell'anno scorso, tutti giocati nella pessima partenza.
Uno dell'organizzazione mi sprona a sgomberare i primi metri dopo l'arrivo. Lo guardo ebete. Vorrei dirgli che non sono in grado di capire cosa mi stia dicendo e che devo solo decidere se svenire o se sopravvivere. Poi invece raccoglio l'orgoglio e proseguo con la cerimonia. Raccogliere i volantini delle prossime 380 gare in programma alle quali non parteciperò, togliere il chip dalle scarpe e consegnarlo.
Poi di corsa (non si finisce mai) alla macchina per recuperare la macchina fotografica, in tempo per riuscire a immortalare gli amici. Sono consapevole di non poter riuscire a fotografare Emiliano e Angelo che hanno pochi minuti più di me. Non voglio però perdere l'arrivo di mia madre, mio padre, Paolo, Lidia e, ovviamente, della retroguardia dei camminatori.
Comincia l'attesa.
Incrocio lo sguardo di Chiamparino, prossimo presidente della regione. Corre e con gli occhi implora pietà. Gli dico "Forza Sindaco! Bravo!". Mi sorride grato e mi saluta con la mano.
Passa mia madre, la fotografo. E' intorno ai 58 minuti. Mi dice di essere prossima all'infarto e le credo. Poi mio padre. Passano prima Sara che mi saluta, poi
Lidia che si ferma un secondo per fare una foto.
I camminatori |
Gli organizzatori cominciano a organizzare lo sbaraccamento. Sono passati altri 10 minuti. Nessuna notizia dei camminatori.
Comincio a preoccuparmi.
Eccoli, arrivare trionfanti e pieni di luce, i camminatori: Francesca, Viviana, mia zia Laura e il loro elegante chaperon, Franco.
Scatto finale, Viviana e Francesca a pari merito
Ci siamo tutti.
Ora il ritrovo è al campo della Croce Rossa.
Tutti più o meno sorridenti. Francesca è imbronciata perchè in partenza non l'ho salutata come si deve. Mi dispiace, le dico, ti amo tanto ma dopo 10 anni dovresti sapere che prima di una gara non sono in grado di ripetere nemmeno il mio nome.
Sono fatto così, senza pretese di essere normale.