Torino, 2 aprile 2014 - bici 668, corsa 239.8, nuoto 34 km
Ho risolto completamente i problemi al ginocchio e ripreso la corsa. Due giorni fa un allenamento folle dai Ronchiverdi con il gruppo runner (TorinoTriathlon e Ronchi): ripetute a velocità ciclistica e i miei polmoni vicini all'esposione. Ieri, non ancora recuperato il barotrauma del giorno precedente, 75 km di Canavese con il mitico Angelo, oggi si va a nuotare.
Si avvicinano i 10 km di Tuttadritta che affronterò meno preparato dell'anno scorso, con poche speranze di ripetere i miei 41' e 40''. Mi difenderò!
LA MARATONA
In questo post un cenno ad alcuni protagonisti della corsa delle corse, e alla fine, qualche flash della mia maratona.
Filippide (o Fidippide) - (490 ac) - personale: ignoto
Gli Ateniesi vincono la battaglia di Maratona, contro i Persiani, e Filippide viene incaricato di correre fino ad Atene, ad annunciare la vittoria.
Una corsetta, di 42 km. Per Filippide un nulla. E' un emerodromo, una sorta di corriere a piedi, in grado di correre anche 100 km in meno di otto ore (un precursore degli attuali ultramaratoneti). Secondo Erodoto nei giorni precedenti Filippide aveva dovuto correre da Atene a Sparta e ritorno (per un totale di 500 km circa) in meno di 48 ore per chiedere aiuto agli Spartani prima che la battaglia incominciasse.
Taglia il traguardo e, con il fiato che gli è rimasto, grida "Abbiamo Vinto!" (non chiaro se riferendosi alla battaglia o ad aver tagliato il traguardo per primo, il traguardo della prima maratona...).
Grida e stramazza a terra, morto per la fatica.
Dal punto di vista sportivo Filippide rimane un mistero: non è infatti noto quale sia stato il suo tempo personale. Certo non ha gestito bene la gara, non si è idratato a sufficienza o non ha rispettato correttamente i tempi di recupero rispetto agli allenamenti precedenti...
Povero Filippide.
Dorando Pietri (1885-1942) - personale: 2h38'49'' (1910)
Giochi olimpici di Londra, 1908. Dorando ha 21 anni. E' un atleta italiano, un fondista. E' primo. Sta vincendo la maratona.
Non ce la fa più. Sbanda, barcolla ma continua perchè la vede lì, davanti a sè, la medaglia. La medaglia d'oro, quella delle Olimpiadi, il sogno di tutti gli atleti, di chi gareggia in nazionale e di chi corre solo la domenica mattina.
Dorando è esausto. Sta per cadere.
Viene soccorso dai commissari e sorretto, per pochi metri, fino al traguardo. Vince e verrà ricordato dalla Storia anche senza quella medaglia al collo, sfilata perchè squalificato. Non doveva essere sorretto.
La regina Alessandra si commuove e per consolazione gli dona una coppa d'argento.
Dorando non ha vinto ma viene ricordato proprio per questo... probabilmente avesse vinto sarebbe ricordato meno, sarebbe meno "eroe", ma solo una delle medaglie d'oro delle olimpiadi (come se non fosse abbastanza...).
Mi ricorda un po' Franco Bitossi, il ciclista, per certi versi anche Marco Pantani. E' il genere di campione che preferisco: non macchine da vittoria, ma esseri umani.
Stefano Baldini (1971) - personale: 2h07'22'' (2006)
2004, Olimpiadi di Atene.
Sono a Barge, in Guardia Medica. Mi annoio a morte. Qui non si esce molto, per fortuna. La sede fa schifo: è sporca e maleodorante. Per fortuna c'è un vecchio televisore che prende pochi canali. Ho una gran voglia di andare in bici. Sono di guardia da 36 ore e sto fremendo. Non so cosa voglia dire correre. Non mi è mai interessata l'atletica leggera ma mi annoio e alla televisione ci sono le Olimpiadi, si corre la Maratona di Atene. La stessa strada che due millenni fa aveva percorso Filippide (con altri esiti).
Accendo la tele quando corrono da più di un'ora.
Nei primi tre c'è un Italiano, tale Baldini. E' secondo, dietro a tale Lima. Lo prende, lo supera, lo stacca. Lima arriverà poi terzo, Baldini primo.
Che emozione! La stessa dei tempi degli scatti di Pantani. E' la stessa emozione chi ha portato a correre in bici, la stessa che probabilmente a distanza di anni mi ha allacciato le scarpe e fatto iscrivere a una maratona. Lo stesso fremito che mi tocca e sorregge quando sono esausto e vorrei fermarmi.
Stephan Engels (1961) - personale: 2h57'00'' (2006)
Runner Belga, anche conosciuto con il nome di "Marathon-man": è un pazzo. Maratoneta e triathleta, in un anno ha corso una maratona al giorno. 365 maratone consecutive. Più di 13500 km in un anno. Una media di 4 ore di corsa al giorno.
Oltre qualsiasi possibilità umana. Rischia seriamente di essere chiuso in uno stabulario e sezionato per capire meglio cosa vogliano dire allenamento e follia.
Abebe Bikila (1932-1976) - personale: 2h12'12'' (1964)
Etiope, negli anni '60 divenne il simbolo dell'Africa in via di emancipazione dal colonialismo europeo, vincendo la prima medaglia d'oro olimpica del continente africano.
Nel 1960 vinse le Olimpiadi di Roma, correndo l'intera maratona scalzo.
Si presentò alle Olimpiadi di Tokyo senza speranze di vittoria. Era fermo da settimane, dopo un intervento di appendicectomia, eppure vinse ancora ma questa volta con le scarpe.
Finì i suoi ultimi anni tristemente, paraplegico dopo un incidente automobilistico, morendo poi a 41 anni per un'emorragia cerebrale.
Chissà perchè ma nel destino dei campioni si trova sempre qualcosa di amaro.
Luca Gagliardi (me medesimo) (1973) - personale 3h27'50'' (2013)
16 novembre 2013, Torino. La mia prima (e per ora unica) maratona.
Nel 2010 avevo cominciato a correre, poca roba. Per sfida avevo deciso di partecipare a una "mezza", con l'obiettivo di arrivare in fondo, senza guardare il cronometro. Ero in un periodo di astinenza dal ciclismo e cercavo un surrogato di qualsiasi genere. Così avevo cominciato a correre, ma in modo irregolare e senza grandi obiettivi.
Nello stesso tempo vedevo avvicinare i 40 anni e sentivo l'esigenza di legare a questo traguardo anagrafico anche un traguardo simbolico. Dovevo dare al passare del tempo una connotazione positiva. Dovevo battere il tempo. I 40 km (e più) avevano poi una certa corrispondenza con i 40 anni... allora decisi: "festeggerò i 40 anni portando a termine una maratona".
Nel 2011 poco allenamento. Nel 2012 i primi km di corsa e un allenamento un po' più strutturato.
Così il 2013 è stato l'anno del debutto del triathlon nella prima parte e l'anno della corsa, della maratona, nella seconda.
Degli allenamenti ricordo l'enorme fatica. All'arrivo da un "lungo" di 30 km mi dovetti fermare a 3 km dall'arrivo, perchè stremato e di aver percorso gli ultimi chilometri camminando a stento, trascinandomi da una panchina all'altra. Pensai che non sarei mai stato in grado di portare a termine i 42 km, di non essere forte a sufficienza.
Poi il 17 novembre. Partenza da Piazza S. Carlo. Al mio fianco Giuseppe, ex compagno della scuola di specilizzazione, incontrato lì per caso. Concordiamo di partire a 5 min/km, con l'obiettivo di terminare in 3 ore e 30 minuti.
Si parte.
I primi km sono in direzione del Po. Via Roma, Piazza Castello e poi in leggera discesa. Tengo un passo più veloce del previsto, intorno ai 4.40/km. Supero il pace-maker delle 3 ore e 30.
Non vedo più Giuseppe.
Modifico allora la mia strategia di gara: invece di tenere un passo costante scelgo di accumulare nei primi 30 km un "tesoretto" di minuti da gestire negli ultimi km.
Ogni 10 km c'è un ristoro. Un chilometro prima bevo una bustina di gel e al rifornimento una bottiglietta d'acqua o di sali.
Ai 20 km tutto bene.
Nichelino (che di per sè non è certo un luogo di particolare amenità) è uno spettacolo: a ogni angolo un batterista di una scuola di musica, tutti a scandire il ritmo e incitare.
Stupinigi e il maledetto cervo, che si vede da lontano e non arriva mai.
Si svolta in corso Unione Sovietica.
Ai 30 va ancora tutto bene.
Ai 35 arriva il "muro" e devo mollare un po', non ho scelta. Ho però un buon margine e credo di potercela fare a stare nei tempi programmati. Mi giro e non vedo il pacemaker, ho ancora un buon margine.
Ultimo chilometro. Mi sento leggero. Piazza Carlo Felice, Via Roma e Piazza San Carlo transennate. Tutti a fare il tifo. Mi commuovo. Ultimi metri. A sinistra Francesca, Marta e i miei che mi incitano.
3 ore, 27 minuti, 50 secondi.
Ce l'ho fatta, e ho vinto la scommessa contro me stesso e i 40 anni.
Non so ancora se quest'anno avrò voglia di riprovare, di sicuro, se le articolazioni me lo permetteranno, riproverò in futuro.
Credo che chiunque, minimamente in forma, sia in grado di correre 42 km. Non è un'impresa impossibile ma solo una questione di allenamento.
Bisogna preparare bene il cuore, i muscoli e sopratutto la testa.
E' importante conoscersi bene e capire i segni che ci dà dal profondo il nostro corpo.
Maratona di Torino 17.11.2013 09:30
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