lunedì 17 novembre 2014

Turin Marathon, cronaca

Torino,  18 novembre 2014 - bici 2165.7 km, corsa 1282.2, nuoto 107.2 km


2 giorni fa la mia seconda maratona, a Torino.

Sulla carta sono più allenato. Quest'anno ho battuto tutti i record sui soli giri. Ho nelle gambe circa 200 km in più e mi sento in forma. Obiettivo è battere il tempo dell'anno scorso 3°27'50''. Tutto farebbe pensare a una buona prestazione, a un nuovo personale. Tutta teoria perchè in mezzo ci sono più di 42 km.

L'anno scorso è stata la prima e qualsiasi tempo mi sarebbe andato bene. Quest'anno ho qualche aspettativa in più. La gara è verso me stesso, come sempre.

Sabato pomeriggio affronto il diluvio universale e mi metto nella ressa per ritirare pettorale e pacco gara. Si rifiutano di consegnare la mia busta, il numero 1008. Sopra c'è un bollino rosso. Azz. Mi spediscono nell'angolo dei cattivi, dai cronometristi.
Pare che la mia tessera FIDAL sia sospesa. Eppure dovrei essere a posto con tutto, certificati e iscrizioni... Telefono in palestra, ai Ronchi, dove mi spediscono sul cellulare una copia del certificato agonistico che rigiro sul cellulare dell'inflessibile ma gentile barbuto. Il barbuto mi stringe la mano e mi lascia iscrivere, come non agonista. Mi girano un po' le balle, ma sono contento comunque di avere risolto il problema. Quanto sono contento di avere uno smart phone... un tempo sarei dovuto tornare a casa, fotocopiare il pezzo di carta, tornare in centro, ammesso di trovare ancora gli stand aperti..

Sabato notte. Riposo (si fa per dire). Marta decide di dormire con noi nel lettone e scalcia come un puledro impazzito. Domani sarà il suo compleanno e non posso dirle di no. Sogno di essere a cavallo e di rischiare di essere disarcionato. Dormo sul bordo del letto, di comodo comodissimo legno.

Domenica mattina, ore 6.30. Ricca colazione: 2 compresse di Buscopan per prevenire le solite coliche, una tazza di cereali, pane e marmellata e thè amaro. Mi porto dietro una bottiglia di maltodestrine che berrò a piccoli sorsi fino a mezz'ora dalla partenza.
Prima colica e prima seduta.

8.20 mi spoglio in Piazza Castello. Lascio lo zaino al ritiro borse e mi metto addosso una vecchia felpa che sacrificherò alla partenza. E' l'unico modo che ho trovato per rinnovare il guardaroba e buttare ciò che non uso più senza troppi rimorsi.

8.30 foto al monumento equestre, in piazza Castello, con gli altri maratoneti di Torino Triathlon. Non conosco quasi nessuno di persona. Di alcuni di loro ho letto le mitiche gesta seguendo i profili su facebook. Tra loro Alberto Quarello un abituè del massacro domenicale: un collezionista di iron man o altri massacri sportivi. Altri che non riconosco. L'unico di cui ho una conoscenza non solo virtuale, Renato Ferraris, altro iron man, è altrove a preparare il figlio alla corsa dei piccoli.




8.50. Santo Buscopan non riesce ad arginare l'emozione e mi tocca una seconda seduta. Da signore però, al caffè S. Carlo.

grafico del cardio
9.15 sono in griglia. Inno di Mameli. Intorno e dentro di me ansia crescente, racconti di imprese
passate, infortuni. Chi consiglia e chi cerca conforto. Chi promette grandi imprese e chi mette le mani avanti dicendo di non essere in forma. Il discorso dell'organizzazione e poi la vetrina dell'assessore.

9.30 lo sparo. Si parte. L'ansia si dissolve. Sorrido. Ho voglia di correre. Tanta.
Il mio obiettivo è stare intorno alle 3 ore e 25 minuti.
Voglio accumulare quello che nei miei deliri di corsa chiamo "il mio tesoretto". Ovvero un margine di minuti da spendere dopo i 30, quando so che mi prenderà l'inevitabile crisi. Nel delirio del maratoneta il "tesoretto" si trasformerà km dopo km in un'entità spirituale alla quale comincerò poi a parlare, dal 32mo km in poi. Caro, il mio tesoretto...

Mi prefiggo di correre intorno ai 4.45 min/km. Mi faccio prendere dal flusso. Supero il pace maker delle 3 ore e 30.
Guardo il cardio: viaggio spesso intorno ai 4.30 min/km.
Sto bene.

Al decimo km passo con una media di 4.40. Vorrei bere la prima dose di zuccheri. Sfilo la bustina dalla tasca posteriore, strappo il tappo e la faccio cadere. Alimentazione in gara da riprogrammare. Non più una dose al 10 - 20 e 30 km ma solo ai 17 e 27 km. Pazienza.

Ho addosso la divisa di Torino Triathlon e ogni tanto, dal ciglio qualcuno mi incita "Forza Torino Triathlon!". Aiuta, davvero.

A Nichelino, come l'anno scorso, è festa. Bande musicali, gruppi di batteristi. Bello.

Sulla strada, durante tutto il percorso tanta gente. Dai balconi o sul ciglio. Tutti a farci il tifo. Rispetto all'anno scorso trovo meno automobilisti imbestialiti.

Dopo Nichelino aggancio un compagno di squadra. Lo affianco per un po', scambio due parole. Vado avanti. Ne prendo un'altro poco prima di Stupinigi, due parole anche con lui, poi rallenta e lo perdo.

Ai 21 km passo con una media di 4.39 min. Molto bene. Il "tesoretto" cresce e le gambe tengono. Un anno fa a questo punto stavo soffrendo, lo ricordo bene.

Da Stupinigi al Parco Ruffini patisco, ma non per le gambe e nemmeno per il cuore. Passo il mio tempo a superare per poi essere superato da un immondo essere calvo dalla divisa arancione, il Re della Flatulenza. Ogni 100 metri un'emissione di gas e per me qualche secondo di vertigine. Quale intruglio avrà mai ingerito? Avrà anche mal di pancia? Non ne posso più e forzo il passo. Lo devo seminare, il maledetto petomane. Nulla da fare, è sempre lì. Non mi molla.
Parco Ruffini. Mi giro rassegnato ma Sovrano dei Petomani è scomparso. Forse le coliche lo hanno piegato in due o forse si è dissolto in una nuvola di zolfo.

Al 30 km, passo con una media di 4.41 min/km.

Qui c'è Renato Beltrandi con un bel gruppo di ToTri. Fanno il tifo. Mi danno mezza berretta e scambiamo un cinque. Mancano poco più di 10 km. Mi chiamano per nome e mi danno coraggio.

La strada è ora in leggera discesa e la crisi ancora non arriva.

Alla Crocetta mollo un po'. Fatica. Attorno a me molti rallentano, alcuni camminano, qualcuno, ma non molti, mi supera. Temo mi possano venire i crampi, ma è solo una paranoia.

40 km, ultimi 10 km in 4.50 km/min. Ho mollato un po', come era prevedibile, ma molto meno dell'anno scorso e di quanto temevo.

Piazza Carlo Felice.

Inizio di Via Roma. La stanchezza scompare. Me ne frego di non far salire il cuore e vado. La FC sale a 190 bpm.

Le transenne. In Piazza San Carlo mi sento chiamare: Emiliano Tollemeto (compagno di allenamenti e grande corridore di montagna) mi saluta con la sua famiglia.

Via Roma, ultimi metri. A sinistra vedo Francesca e Marta, la mia piccola e la mia piccolissima. Mi commuovo... venirmi a prendere al traguardo è il regalo più bello che possano farmi.

Guardo avanti, la linea del traguardo vicina,  il cronometro ufficiale: 3.19.11. Accelero. Ancora non ci credo, posso tragliare il traguardo sotto i 3.20!

Finisco intorno ai 3.19.39 (3.19.25 in tempo reale).

Sto bene, benissimo, anche di più.






martedì 4 novembre 2014

Anello Verde: trail in collina

Torino, 4 novembre 2014 - bici 2165.7, corsa 1242.6 , nuoto 105.44 km

Dall'infanzia ho esplorato la collina di Torino in qualsiasi modo.
Giovane ragazzino esploratore, risalivo a piedi il Rio, quello di Via Lavazza, alla ricerca della mitica sorgente, luogo simbolico, magico e mai trovato. Probabilmente il Rio nasce così com'è, dal nulla.

Poi è arrivata la bici da corsa e con lei gli orizzonti si sono allargati. Le strade si sono allungate e il confine ha oltrepassato Val San Martino, fino a Santa Margherita. E' arrivato l'Eremo, il Colle della Maddalena. Ho scoperto la Panoramica e ho sconfinato fino a Superga.

A 14 anni avevo una moto da trial, il mitico Fantic 50, quello rosso. Potente come un trattore. Prima che sparisse, rapito da furfanti in una notte, in centro a Torino, salivo agile (si fa per dire) nei boschi tra Val San Martino Superiore e l'Eremo, su dalla Strada del Termo Forà, fino alla Maddalena.
Poi la mountain bike e la strada Panoramica. I boschi di San Martino a Castiglione, Cordova e altre decine di missioni esplorative.

A 42 anni ho aggiunto un'altra modalità: la corsa in collina, quella nei sentieri.

Alle 9.00 mi trovo con Emiliano. Ha già corso qualche settimana fa il trail di Ulzio e ne sta preparando un altro. E' martedì e per me è il giorno del "lungo", in vista della Maratona di Torino, sempre più vicina e minacciosa.

Decidiamo di provare l'Anello Verde.

Anello Verde (percorso integrale)
Emiliano arriva in divisa da corsa in montagna, stile perfetto, compreso lo zainetto tecnico. Io mi travesto invece da uomo bionico con orologio a sinistra, Polar a destra, sensore del GPS ad un braccio, cellulare con Runtastic all'altro braccio e alla polsiera la GoPro, pronta a immortalare i momenti più esaltanti.

Dal Lungo Po Antonelli corriamo a velocità moderata lungo l'argine del Po. Parco Michelotti, sotto il Ponte di Corso Regina. Gran Madre, corso Vittorio. Poi la ciclabile a filo del Po, sotto Corso Moncalieri fino al Ponte Isabella. Saliamo le scale, torniamo indietro di 500 metri ed entriamo nel Parco Leopardi.

Entriamo ufficialmente nel tratto collinare del famoso Anello Verde.

Saliamo fino a San Vito dove deviamo leggermente dall'itinerario ufficiale.  A Pian del Lot riprendiamo il sentiero e saliamo verso il Colle della Maddalena.

Qui incontriamo un'altra "fuori di testa", forse più di noi. Una donna (45 anni circa) che da sola corre verso il faro della Vittoria. Ci si saluta e si scambiano due parole. Sta preparando un ultratrail di nonsodove, di più di 70 km. Ci chiede se conosciamo un sentiero che la possa portare a Chieri.

Al bivio del Mainero deviamo lasciandoci a destra, in alto, il Faro.

Sbuchiamo all'Eremo, con le scarpe infangate e le gambe ancora cariche della salita della Maddalena.

Dall'eremo prendiamo la vecchia strada, quella che parallela alla strada che porta a Pino, corre a destra del vecchio Ospedale. Qui il debito di ossigeno ci fa sbagliare strada e corriamo per quasi due km verso destra, in direzione Pecetto.

Eremo dei Camaldolesi
Rinsaviti, torniamo sui nostri passi. Attraversiamo la strada Pino-Eremo e imbocchiamo un sentiero in direzione Torino. Lontano vediamo arrivare la ragazza di prima, al suo 90esimo km, credo.

Nel labirinto di sentieri ci facciamo guidare dalle indicazioni, puntuali e precise e seguiamo la via verso Reaglie. Scendiamo saltellando. A Reaglie ci attacchiamo a un torello, pronti a riprendere la salita.

Ancora due pendenze. La prima dalla Strada di Pino (il "pino vecchio") fino alla cima, la seconda dopo l'avvallamento fino alla Cima del Mongreno. Una salita tremenda. Asfalto ripido e interminabile. Arrivo in cima, mi accascio su uno steccato e per un istante vedo tutto rosso. Il cuore come un martello pneumatico.
Poi la discesa fino alla Strada del Cartman.

Decidiamo di abbandonare l'itinerario evitando l'ultima salita, fino a Superga, dal momento che questa potrebbe esserci fatale.
Il nostro Anello Verde

Passiamo di fianco al Ristorante Con Calma dove ci fermeremmo volentieri a divorare il locale.

Poi Sassi, allunghiamo ancora fino alla passerella e concludiamo davanti a casa. 26 km circa, con un dislivello di 600 metri, in circa 2 ore e 50 minuti.

Bella esperienza e buon allenamento.

Non è l'unico itinerario percorribile in collina ma è senz'altro uno dei meglio segnalati dove, ipossia cerebrale a parte, è difficile sbagliare strada.