Dall'infanzia ho esplorato la collina di Torino in qualsiasi modo.
Giovane ragazzino esploratore, risalivo a piedi il Rio, quello di Via Lavazza, alla ricerca della mitica sorgente, luogo simbolico, magico e mai trovato. Probabilmente il Rio nasce così com'è, dal nulla.
Poi è arrivata la bici da corsa e con lei gli orizzonti si sono allargati. Le strade si sono allungate e il confine ha oltrepassato Val San Martino, fino a Santa Margherita. E' arrivato l'Eremo, il Colle della Maddalena. Ho scoperto la Panoramica e ho sconfinato fino a Superga.
Poi è arrivata la bici da corsa e con lei gli orizzonti si sono allargati. Le strade si sono allungate e il confine ha oltrepassato Val San Martino, fino a Santa Margherita. E' arrivato l'Eremo, il Colle della Maddalena. Ho scoperto la Panoramica e ho sconfinato fino a Superga.
A 14 anni avevo una moto da trial, il mitico Fantic 50, quello rosso. Potente come un trattore. Prima che sparisse, rapito da furfanti in una notte, in centro a Torino, salivo agile (si fa per dire) nei boschi tra Val San Martino Superiore e l'Eremo, su dalla Strada del Termo Forà, fino alla Maddalena.
Poi la mountain bike e la strada Panoramica. I boschi di San Martino a Castiglione, Cordova e altre decine di missioni esplorative.
A 42 anni ho aggiunto un'altra modalità: la corsa in collina, quella nei sentieri.
Alle 9.00 mi trovo con Emiliano. Ha già corso qualche settimana fa il trail di Ulzio e ne sta preparando un altro. E' martedì e per me è il giorno del "lungo", in vista della Maratona di Torino, sempre più vicina e minacciosa.
Decidiamo di provare l'Anello Verde.
Anello Verde (percorso integrale) |
Dal Lungo Po Antonelli corriamo a velocità moderata lungo l'argine del Po. Parco Michelotti, sotto il Ponte di Corso Regina. Gran Madre, corso Vittorio. Poi la ciclabile a filo del Po, sotto Corso Moncalieri fino al Ponte Isabella. Saliamo le scale, torniamo indietro di 500 metri ed entriamo nel Parco Leopardi.
Entriamo ufficialmente nel tratto collinare del famoso Anello Verde.
Saliamo fino a San Vito dove deviamo leggermente dall'itinerario ufficiale. A Pian del Lot riprendiamo il sentiero e saliamo verso il Colle della Maddalena.
Qui incontriamo un'altra "fuori di testa", forse più di noi. Una donna (45 anni circa) che da sola corre verso il faro della Vittoria. Ci si saluta e si scambiano due parole. Sta preparando un ultratrail di nonsodove, di più di 70 km. Ci chiede se conosciamo un sentiero che la possa portare a Chieri.
Al bivio del Mainero deviamo lasciandoci a destra, in alto, il Faro.
Sbuchiamo all'Eremo, con le scarpe infangate e le gambe ancora cariche della salita della Maddalena.
Dall'eremo prendiamo la vecchia strada, quella che parallela alla strada che porta a Pino, corre a destra del vecchio Ospedale. Qui il debito di ossigeno ci fa sbagliare strada e corriamo per quasi due km verso destra, in direzione Pecetto.
Eremo dei Camaldolesi |
Nel labirinto di sentieri ci facciamo guidare dalle indicazioni, puntuali e precise e seguiamo la via verso Reaglie. Scendiamo saltellando. A Reaglie ci attacchiamo a un torello, pronti a riprendere la salita.
Ancora due pendenze. La prima dalla Strada di Pino (il "pino vecchio") fino alla cima, la seconda dopo l'avvallamento fino alla Cima del Mongreno. Una salita tremenda. Asfalto ripido e interminabile. Arrivo in cima, mi accascio su uno steccato e per un istante vedo tutto rosso. Il cuore come un martello pneumatico.
Poi la discesa fino alla Strada del Cartman.
Decidiamo di abbandonare l'itinerario evitando l'ultima salita, fino a Superga, dal momento che questa potrebbe esserci fatale.
Il nostro Anello Verde |
Passiamo di fianco al Ristorante Con Calma dove ci fermeremmo volentieri a divorare il locale.
Poi Sassi, allunghiamo ancora fino alla passerella e concludiamo davanti a casa. 26 km circa, con un dislivello di 600 metri, in circa 2 ore e 50 minuti.
Bella esperienza e buon allenamento.
Non è l'unico itinerario percorribile in collina ma è senz'altro uno dei meglio segnalati dove, ipossia cerebrale a parte, è difficile sbagliare strada.
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