Dicembre, fine della stagione. Tempo di bilanci e propositi per il prossimo anno.
2014: mi sono divertito e questo era l'obiettivo principale. Sono migliorato e mi sento in forma: obiettivo secondario raggiunto.
Continuo ad allenarmi, ma per ora in modo un po' distratto.
Il prossimo sarà l'anno di Torino Capitale dello Sport e ovunque si annunciano grandi eventi. Si ricominciano così progetti e sogni...
Negli interstizi del tempo, soprattutto quando mi immergo nella vasca da bagno, sto leggendo "Born to Run" di Mc Dougall.
Una lettura perfetta per questa stagione. Un libro consigliato da Angelo, il mio trainer sportivo-spirituale. Leggo e mi sento aiutato a motivare gli allenamenti in una fase pre-natalizia, lontano dalle competizioni.
Il libro mi suggerisce altri punti di vista e sfaccettature della corsa e dello sport in generale. Mi immergo nell'acqua calda della mia microvasca e mi immagino a percorrere assurdi sentieri in canjon messicani, rincorrendo Cavallo Blanco o i mitici tarahumara.
Quando esco a correre, guardo un po' meno il cronometro e idealmente, come cantano Le Luci della Centrale Elettrica, apro "le braccia ad ali di gabbiano". Provo a riassaporare la gioia della corsa fine a se stessa, essenza dell'infanzia. Quando si giocava non esisteva altro passo. Si correva, e basta.
Così scendo in strada e percorro il solito giro dei ponti. Solita frequenza di passo e grosso modo le stesse velocità. Stessa frequenza cardiaca, ma variazione delle frequenza encefaliche, vibranti nelle aree limbiche, quelle ataviche del gioco.
Un libro pieno di citazioni e racconti di eroi sportivi e grandi imprese.
Tra i tanti mi ha colpito la storia di Emil Zatopek, che nella mia totale ignoranza non sapevo chi fosse. Come riporta wikipedia, è stato un atleta cecoslovacco, vincitore di quattro medaglie d'oro e una d'argento ai Giochi olimpici.
Celebre soprattutto per la straordinaria impresa realizzata alle Olimpiadi del 1952 di Helsinki, durante le quali vinse tre medaglie d'oro nell'atletica leggera. Dopo aver primeggiato nei 5000 m e nei 10000 m piani, conquistò la terza medaglia nella maratona, gara in cui decise di competere all'ultimo minuto e che disputava per la prima volta in carriera. In ognuna di queste gare stabilì anche il record olimpico. Insomma, sportivamente parlando, un mostro.
Mi ha colpito però soprattutto per il lato umano, quello che fa salire il campione, sul podio ideale, al gradino del mito.
La smorfia di Zatopek |
Dicono poi che amasse chiaccherare durante le gare, e che in questo modo desse involontariamente fastidio ai rivali.
E come tutti gli eroi finì cadendo. Era infatti una figura importante del Partito Comunista, con idee democratiche e non allineate.Pensava come correva, a modo suo. Dopo la Primavera di Praga venne così rimosso dagli incarichi e per punizione costretto a lavorare in una miniera di uranio.
Morì a Praga, all'età di 78 anni, nonostante l'uranio.
Aggiungo così un altro membro alla mia personale squadra di eroi sportivi, immensi e imperfetti.
Le crisi di panico di Franco Bitossi, le orecchie a sventola di Marco Pantani e da adesso lo sbuffare scomposto di Zatopek.
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