Tuttadritta 2015
Dopo tanti alti e toni medi ecco il tonfo, in basso.
arriva il nulla |
Mi risveglio al posto di primo soccorso della Croce Rossa. Sono svenuto, o meglio, per essere corretti anche in medichese, "sono sincopato".
Non so nemmeno se ho tagliato il traguardo.
Sto bene, non ho male da nessuna parte. Mi sento però tremendamente confuso. Vorrei chiamare al telefono Francesca per tranquillizzarla, da subito. Mi sento stordito, forse anche un po' shockato, emotivamente. Non ricordo nessuno numero di telefono. Solo quello del DEA di Chivasso dove, in teoria, molto in teoria, questa notte dovrei lavorare. Telefono per dire che non ci sarò. Faccio impazzire il povero medico della postazione della CRI. Non riesco a identificarmi pienamente nella figura del malato, mi sento troppo medico e devo dire la mia. Non c'è peggior paziente di un medico, proprio vero.
Mi portano poi al Mauriziano dove conosco molte persone.
Gli esami vanno bene, il tracciato va bene e io sto bene. La confusione è passata e ricordo nuovamente tutti i numeri.
Nel frattempo arriva Francesca che ho fatto chiamare dalla palestra, grazie a Matteo che mi ha visto imbarcare sull'ambulanza e a cui ho chiesto di avvisare i Ronchi. Un gran giro di telefonate, purtroppo, notizie solo indirette. Nulla che la possa avere tranquillizzata. Arriva tremante, più spaventata di me. Del resto, a differenza di lei, so bene cosa mi è successo. Ho esagerato in una giornata un po' storta.
Arrivano anche i miei, anche loro reduci da Tuttadritta.
Mi dimettono. Sto bene. Francesca un po' meno.
Scoprirò guardando le classifiche di avere tagliato il traguardo, e di averci messo 20 secondi in più del mio personale.
Insomma, una disavventura che però mi ha lasciato una serie di insegnamenti che mi saranno utili nella vita di tutti i giorni, in quella lavorativa e sportiva.
Ho vissuto l'urgenza dall'altro lato, quello del paziente. Quello del debole.
Conosco bene i volontari della Croce Rossa. Sono quelli che mi portano i pazienti in ambulatorio o in DEA. Ci ho lavorato insieme quando facevo "il Mike" sulle ambulanze del 118. Non sempre ne ho valutato positivamente l'operato. Dal punto di vista sanitario, spesso (ma non sempre) sono carenti. Sovente sono anziani, mal formati e molto poco preparati riguardo le nozioni mediche più elementari. In questa occasione ho però avuto modo di valutare il lato "umano", in altre parole quell'assistenza non strettamente sanitaria, che in situazioni di difficoltà ha però un gran valore. Stavano lì ad aiutare me, un cretino che ha chiesto troppo al proprio corpo, gratis, o in cambio di un grazie che probabilmente non tutti gli concedono.
La confusione che ho avuto in testa, nei momenti successivi alla perdita di coscienza, mi ha fatto riflettere su come le sincopi, soprattutto in DEA, vadano gestite diversamente da come in passato ho fatto (e come nella maggiorana dei miei colleghi fanno). Dopo un episodi del genere, anche considerando l'impatto emotivo, l'attendibilità del paziente è veramente scarsa. Sintomi prodromici, dolore correlato e altre informazioni che il paziente ci può dare valgono poco. Da malato ho vissuto tutto in modo confuso e alle domande dei colleghi ho potuto dare solo delle risposte tanto vaghe quanto sincere. Ho imparato che l'anamnesi nella sincope vale molto poco. Non bisogna fidarsi, non troppo, di quanto dice il paziente.
Nella mia esperienza di atleta (ovvero di chi gioca a farlo). Credo che per superare o, in questo caso, non superare più i propri limiti sia bene conoscerli. Sapere fin dove si può arrivare e quando è meglio tirare il freno. Atleticamente ne esco da un lato più debole, avendo scoperto qual è il limite, dall'altro più saggio e più capace nel gestire le mie risorse.
Così è probabilmente anche nella vita.. i limiti ci sono anche se non sempre sono chiari.
Poi gli amici. La solidarietà che stringe chi fa sport di fatica. Quante persone si sono interessate! Facebook, Whatapp intasati. Grandi.
Francesca... da questa storia (di per sè banale e assolutamente di nessuna gravità fisica) ne esce un po' meno bene. Ancora deve recuperare dallo shock. La comunicazione dai Ronchi del mio viaggio, tuttodritto, vs l'ospedale l'ha devastata.
Ora si fida poco, quando le dico di stare serena, che nulla può succedere.
La sua ansia riguardo alle mie "imprese" è cresciuta parecchio.
D'altro canto da questa disavventura spero di avere imparato ad affrontare queste competizioni in modo diverso, più sereno e più sicuro.
Voglio guardare meno il cronometro e ascoltare più il cuore.
Non posso fare a meno di fare ciò che sono. Mi impegnerò però a farlo meglio.