lunedì 29 agosto 2016

Embrun il paradiso del triathlon

Torino, 29/08/2016 - nuoto 90.4, bici 2661, corsa 822 km

Embrun
dal 13 al 20 agosto a Embrun, in Francia, vicino al lago di Serre Poncon.
Ho passato una settimana in campeggio in mezza agli iron-man, anzi, per meglio dire, agli "embrunman".
7 giorni di sport, compreso il triathlon M (Olimpico) il giorno di ferragosto (altrochè grigliata!).

Con Francesca e Marta partiamo da Torino sabato mattina. Abbiamo appuntamento in campeggio con la famiglia di Renato e altri amici.
Nella Multipla non c'è più spazio nemmeno per uno stuzzicadenti. Tre valige normali, una per l'abbigliamento sportivo. La mia bici, quella di Marta e un'altra che non stava più nella macchina degli amici. Le mute. Due bustoni della spesa poi la pompa per le gomme, caschi, bastoncini per camminare... di tutto.

Affrontiamo il Monginevro con difficoltà. Dal metano passo alla benzina perchè la macchina, già lenta di suo, carica così sale solo in seconda.

Arriviamo al Lago di Serre Poncon in mattinata. Ci consegneranno il bungalow alle 16.
Abbiamo perciò tempo di sistemarci in spiaggia.
Provo la muta. Nuoto male. I miei occhialini sono in fondo alla valigia e prendo quelli di Francesca che imbarcano acqua. Non vedo nulla e mi sembra di non andare avanti. Mi viene l'ansia di non riuscire a nuotare, e di non potere stare dietro al gruppo durante la gara. Temo di arrivare in una zona cambio deserta, senza più bici.

Arriviamo in campeggio, il Club Nautique,  per ultimi. Gli altri sono già sistemati. Renato è già in giro, in bicicletta.

Finito il trasloco ci accasciamo in un'altra spiaggia, sul lago di Embrun, separato da quello di Serre Poncon e dal fiume, la Durance, da una diga. Qui l'acqua è calmissima e sembra di essere in un enorme piscina. I miei occhialini sono perfetti e nuoto bene.

Incontriamo altri Torinesi. Mi presentano Gabriele. Corre per il CUS Torino e il 15 farà il lungo. E' arrivato primo degli Italiani a Kona. Solo dal fisico che ha si intuisce quanto è forte.Sono con lui le figlie e Sabrina, sua compagna e istruttrice di nuovo di Marta.

Siamo circondati da gente che nuota, corre o gira in bici.

In zona ci sono circa 1000 Embrunman e altri 400 che come me affronteranno l'Olimpico. Non ho mai visto tanta gente così in forma.

Domenica. Mi accompagnano tutti in paese a ritirare il pacco gara (una maglietta, il pettorale, il chip, un
Allestita la ZC
bicchiere di plastica marcato Embrunman e la solita carta).
Nel pomeriggio porto la bici in zona cambio.
Sono fiscalissimi e a causa del terrorismo controllano tutto quello che ho con me.
Torno al bungalow a piedi con una cassetta da riportare domani, per la gara, con il necessario per i cambi.
Nuoto un po'.
Gioco con i bimbi che sfrecciano nel campeggio con le loro biciclette. Si incrociano tra loro a folle velocità passando indenni (o quasi) a pochi centimetri l'uno dall'altro.
Preparo tutto: pettorale, chip, scarpe da corsa e da bici. Scelgo dei calzini morbidi, facili da mettere anche con i piedi bagnati.
Domani Renato si sveglierà alle 5.00 per vedere la partenza del lungo. Punto la sveglia alle 6.00, due ore e 30 prima della partenza.

Lunedì.
Colazione, vestizione e via, con la cassetta in mano, a piedi verso la zona cambio.
Nel lago sfilano come tonni gli ironman. Sono tantissimi. Cammino verso la zona dell'arrivo, in direzione opposta a loro.
Arrivato nella zona della partenza cerco un varco per raggiungere la ZC dell'Olimpico. E' un labirinto. Mi accodo a un Francese che come me, con la stessa mia cassetta, cerca di entrare. Dopo qualche tentativo troviamo la strada.
zona cambio
Sono in anticipo e mi fermo a vedere i primi del lungo che cambiati partono in bicicletta.
Al cancello della ZC pare che il mio nome non sia nelle liste. Gli faccio vedere che indosso il pettorale, il casco con il numero, che ho con me la cuffia, il braccialetto, il chip e che dunque da qualche parte il mio nome deve comparire. Scrollo le spalle mentre il vegliardo francese manda sms in giro. Dopo 20 minuti qualcosa si muove e decidono che posso partecipare alla gara.. grazie.
Appena entrato mi fermano perchè il mio pettorale non è in regola con la federazione francese: è fissato in soli due punti. Mi regalano una spilla da balia e vengo così omologato.

Fila 31, pettorale 1495.
Eccola la mia bici: agganciata alle transenne dalla sella. Tutta storta in mezzo ad altre 399: tutte dritte.
Alla mia sinistra si prepara un Italiano, uno dei pochi. Chiaccheriamo un po'. Mi racconta di arrivare da Cuneo e di avere già affrontato questa gara in più occasioni. Mi consiglia di stare attento a non prendere scie perchè, dice, i giudici francesi sono molto fiscali. Ci auguriamo buona gara. Lo vedrò poi nelle classifiche, nei primi posti.
Indosso la muta e chiedo soccorso ad altri due Italiani perchè mi aiutino a chiuderla.

8.30,  a piedi nudi sulla spiaggia.. il via. Nuoto.
Dalla spiaggia di corsa nel lago. L'acqua non è freddissima. In ogni caso è così alta l'adrenalina che in questo momento potrei entrare ovunque, con qualsiasi temperatura. Schivo cazzotti e calci. Qualcuno mi toglie gli occhialini. Mi fermo e li rimetto. Qualcuno mi arpiona i piedi e scalcio per liberarmi. Come tonni in una tonnara.
Cerco di tenermi nella bolgia, per sfruttare le scie e soprattutto per non uscire troppo di traiettoria. Tra calci e raddoppiare la distanza faccio la mia scelta: preferisco le botte.
Una boa. Un'altra. Cerco di tenermi in coda a un tale con la muta arancione fluo.
A differenza di tutte le mie altre gare precedenti riesco a tenere il gruppo e a superarne anche qualcuno. Mantengo la stessa velocità per tutta la gara (viaggio intorno ai 1.55 min/100 m).
Per evitare un altro incontro di lotta libera mi sposto a destra e perdo la rotta allungando di così il mio giro di qualche decina di metri.

Esco dall'acqua e correndo comincio a sfilare la muta.
All'entrata in ZC sento e vedo Renato. Fa il tifo e cerca di fotografarmi.

Recupero un po' di lucidità e riesco a cambiare senza fare stupidaggini (come mettere le scarpe prima di togliere la muta... già fatto). Corro con la bici verso l'uscita, verso la strada.
Si sale subito.
Cerco di procedere con il mio passo, senza esagerare perchè so che il dislivello è molto. Le gambe vanno ma la frequenza cardiaca è ancora alta, sopra ai 170/min. Devo ancora recuperare dal nuoto.
Il cuore scende fino a 165 e comincio a sentirmi meglio.
Tengo il passo di quelli vicini e ne passo qualcuno. Supero parecchie ragazze, partite 10 minuti prima di noi.
Il paesaggio è fantastico. A sinistra l'azzurro del lago e ovunque le montagne. Sul pettorale c'è il mio nome e quando passo mi incitano"allè, Lucà!). Mi aiutano e mi commuovono.
Ricordo i consigli di Sabrina e dopo una discesa, prima di un tratto con pendenza >10% ricordo di scalare sui pignoni più grandi. Molti non fanno a tempo a farlo e sono costretti a scendere dalla bici e spingere. Grazie del consiglio.

Poi la discesa, facile, veloce e soprattutto utile a recuperare energia.

Planiamo scendendo i 760 m di dislivello, tocco i 70 km orari.
Attraversiamo il ponte di Savine le Lac. La statale è aperta alla circolazione e c'è molto traffico. Così volente o meno non posso che sfruttare la scia delle macchine.
Procedo sullo stradone fino a Embrun. Si sale e scende. Mantengo la mia posizione.
A Embrun sento il tifo di Renato e degli altri. Mi confondo e sbaglio l'uscita di una rotonda. Recupero con un contromano, senza perdere troppo tempo.

Di nuovo in ZC.
Poso la bici, tolgo casco e guantini. Cambio le scarpe e via.

Ora la corsa, la parte in cui so di andare meglio.
Nei primi due chilometri faccio veramente fatica. Sento dolore al fianco destro. Spero che non aumenti. Penso di fermarmi e camminare un poi ma tengo duro. Riesco a correre intorno ai 4.45 min/km. Al giro di boa spero di vedere Francesca e Marta. Non ci sono perchè sono in anticipo sui tempi. Mi racconteranno di avermi aspettato lì a lungo, invano, dal momento che ero già passato.
Dal terzo km il dolore scompare. Va meglio.
I Francesi intonano cori. Tifano per tutti, anche per me. Ricambio alzando i pollici o dando il cinque ai bambini al lato del percorso.
Ora un tratto di salita. Rallento un po'.
Mancano 4 km, poi 3, due. Il penultimo chilometro è eterno. L'ultimo vola. Lo speaker annuncia il mio arrivo.

Taglio il traguardo. Devo sedermi e bere. Al ristoro c'è di tutto: frutta, coca cola, sali minerali, acqua, pain d'epices, frutta secca.
Dopo qualche minuto recupero le forze sufficienti a strisciare in zona cambio e recuperare bici e cassetta.

Scoprirò di essere arrivato 183mo su 393 partenti. Per me, considerando anche il livello medio dei partecipanti e la difficoltà del percorso, non male. Come prevedevo la parte in cui sono andato meglio è stata la corsa, poi la bici e infine il nuoto.

Rilevamenti cronometrici

Stanco ma soddisfatto, pian piano torno in campeggio, con la cassetta appoggiata al manubrio della bici.
Raggiungo famiglia e amici.

Gabriele, 27mo nel lungo
Alle 17.00 sono di nuovo in zona traguardo a vedere arrivare i primi del lungo.
Aspettiamo Gabriele.
Eccolo negli ultimi metri di corsa.
Grandissimo: 27mo assuluto!

Alle 23.00 sono sul molo, in campeggio. Sento lo speaker annunciare l'arrivo degli ultimi, in viaggio da 17 ore..

E' stata una grande giornata. Piena di movimento, famiglia ed amici.
In me cresce l'idea dell'ironman... per festeggiare i 45 anni?


La settimana ad Embrun proseguirà con molte altre ore di sport: camminata con i bimbi (6 ore!) il giorno dopo, martedì in bici fino all'Izoard, poi corse e nuoto.



lunedì 1 agosto 2016

Susa - Moncenisio - Iseran - Moncenisio - Susa

Torino, 1 agosto 2016 - Nuoto 70.3, Bici 2196, Corsa 739 km

L'olimpico di Embrun si avvicina. Mi preparo così  per le salite.. In bici tutto bene, ho mollato un po' la corsa ma spero che valga ancora l'allenamento fatto nelle prime di luglio. Meno bene il nuoto.. il mio tallone d'Achille.


MONCENISIO-ISERAN-MONCENISIO, CRONACHE CICLISTICHE

29 luglio 2016
Tra due giorni programmato un giro alpino. Più di 3500 metri di dislivello: Susa - Moncenisio - Iseran - Moncenisio - Susa (Itinerario).
Guardo le previsioni del tempo: temporali nel pomeriggio. Una sorta di roulette russa.
Dovremmo essere in 4-5. Sicura l'adesione di Angelo e di Renato. Poi altri, amici loro o amici di amici che potrebbero esserci o meno.
Comincio nei preparativi: caricare la gopro, pensare a cosa indossare.

30 luglio 2016
Meteo poco promettente. Disdicono tutti tranne Angelo. Siamo rimasti in due.
Decido di portare lo zaino con indumenti più pesanti. A posteriori, una saggia decisione.

31 luglio 2016
Alle 4.00 del mattino mi sveglia un temporale. Marca male, mi dico.
Ore 6.00 sveglia. Apro le persiane. Non piove ma è nuvolo. L'asfalto è bagnato.
Alle 7.00 sono davanti al box di Angelo. Nonostante sia reduce da una settimana di vacanza dove ha mangiato l'impossibile (mozzarelle a chili), bevuto litri di Nero di Troia e praticamente non vada in bici da tre settimane non ho dubbi sulla sua tenuta. E' una roccia. Con il suo passo e con il suo ottimismo arriva sempre. Non molla mai. E' il compagno perfetto per queste avventure.

Carichiamo le bici sulla Multipla. All'altezza di Avigliana, ai piedi della Sacra, comincia a piovere. Decidiamo di arrivare comunque fino a Susa dove ha appena smesso di diluviare e si vede qualche varco azzurro tra le nuvole.

Si va.

Colle del Moncenisio, sotto le nuvole
Attacchiamo il Moncenisio con calma. Oggi non si corre. Non c'è fretta. Scambiamo qualche parola, ci guardiamo attorno. Il cielo cambia continuamente alternando squarci di azzurro a nuvoloni neri.
Si sale in modo costante, senza pendenze esagerate.
E' una salita che ho già affrontato altre volte.
Arriviamo alla "scala", una serie di tornanti, prima della diga.
Alla vecchia dogana francese diciamo "bonjour" a due soldati, in tenuta mimetica, con il mitra in mano. Ricambiano il saluto e ci fanno gli auguri per il nostro giro. Sono lì, completamente inutili , a rappresentare in modo più che altro simbolico la risposta al terrorismo.
Saliamo a lato della diga. Arrivati al falsopiano comincia a piovere. E' tutto grigio, anche il lago.
Ci mettiamo le mantelline e ci consultiamo. Andare o tornare? Il buonsenso mi direbbe di scendere verso l'Italia ma la voglia di arrivare al mitico cartello dell'Iseran è più forte.
Ottimisti o incoscienti, non so, decidiamo di scendere verso la Francia.
Arriviamo a Lanslebourg con il sole. Un bel paesino pieno di fiori. Meraviglioso. Riempiamo le borracce, togliamo qualche strato di vestiti e via.

Risaliamo la valle verso l'Iseran. Passiamo il Colle della Madelaine, e da 1500 ci portiamo intorno ai 1700 metri, altitudine che più o meno manterremo fino ai piedi del colle.
Ci superano decine di motociclisti, quasi tutti svizzeri. Concludiamo che tutti gli Svizzeri vanno in moto e, soprattutto, che vanno in moto fuori dalla Svizzera. C'è pochissimo traffico e quasi nessun ciclista.

A Bonneval sur l'Arc ci concediamo una coca-cola, seduti a un tavolino di un ristorante.

Passiamo la sbarra e cominciamo. Salgo con il mio passo. Ogni km un cartello, lasciato appositamente per i cicisti, segnala l'altitudine, quanti km alla vetta e il grado di pendenza del prossimo km.
La pendenza è costante, dal 7 all'8%. Molla solo per un km, grosso modo a metà.
Dopo qualche miunto perdo di vista Angelo ma non mi preoccupo perchè so che mi raggiungerà in cima, con il suo passo e senza mollare.
Di tanto in tanto mi fermo per fare qualche foto.
Sento fischiare le marmotte.
Mi attraversa la strada un caprone, ma non riesco a prendere in tempo la  macchina fotografica per immortalarlo. Passo sotto una galleria di una cinquantina di metri. Attraverso qualche ponte di pietra.
Gli ultimi chilometri sembrano eterni.
Un muraglione di neve.
Ecco le bandiere della vetta. Un'ultima curva e il cartello del colle.

Iseran: 2770 metri: il colle più alto d'Europa, superato solo dalla Bonette (dove però hanno barato allungando la strada di qualche metro, sopra al colle vero e proprio, per poter avere il record).
Iseran Vetta
Mi metto al riparo e indosso subito qualcosa di asciutto.
Aspetto Angelo per qualche minuto. Arriva esausto ma entusiasta di essere arrivato.

Ci riscaldiamo nel ristorante del colle dove beviamo un tè caldo e mangiamo un'ottima (e carissima) fetta di torta di mirtilli.

Mettiamo addosso tutto quello che abbiamo. Monto la GoPro sul casco e via, sulla stessa strada dell'andata, questa volta però in discesa.
Planiamo verso valle. La strada è stretta ma facile. Non ci sono grosse curve e l'asfalto è buono.



Ripercorriamo la valle verso il Moncenisio. Si scende leggermente e riusciamo a tenere un buon passo... compatibilmente al "sovrasella", urlante.

Ai piedi del Moncenisio il sole decide di scomparire dietro a nuvoloni neri. Tuoni, lampi e pioggia scrosciante. Percorro la salita a testa bassa, in un fiume d'acqua. Si sale in modo costante, intorno all'8%. Il dislivello è di 600 metri, che dopo quanti ne abbiamo giù saliti non è poi poco.
Al colle mi cambio. Poi arriva Angelo, inesorabile.
Mi racconta fiero di avere rifiutato un passaggio da un camper.
Facciamo una nuova tappa in una bettola in cima al colle (questa volta due tazzone di caffè francese) e sotto la pioggia ripercorriamo la strada dell'altipiano a lato del lago.
In discesa smette di piovere ma ormai siamo bagnati. Non sento più i piedi e mi battono i denti.
Metro dopo metro la temperatura di alza.

Siamo a Susa dove ci cambiamo.

In macchina accendiamo il riscaldamento, ricominciamo a sentire i piedi e i denti un po' alla volta smettono di battere. Siamo soddisfatti alla grande, e anche il meteo, alla fine, è stato clemente.

Ora è tempo di programmare altri giri... Col della Bonette?

Il GIRO