8 giugno. E' arrivato il momento, il giorno del Medio. Ovvero 1900 metri di nuoto, a seguire 81 km in bici e 21 di corsa. Il mio passo nel triathlon oltre lo sprint. Vengono con me Francesca, Marta e mia madre che dopo la partenza andranno a spiaggiarsi in Piscina, ad Antares, dove il giorno prima si sono distribuiti i pacchi gara.
Muta facoltativa. Non so come comportarmi poi vedo che la mettono tutti e mi adeguo.
Soliti preamboli: zaino, mal di pancia, buscopan, zona cambio, fuori dalla zona cambio, muta, voglia di urinare, tolgo la muta, rimetto la muta.
Tutti già dal pontile, pronti a partire in acqua, o meglio nella pauta del lago di Candia. L'acqua è torbida e non si vede avanti che per pochi centimetri. In bocca gusto di fango. Qualcosa mi sfiora le caviglie, forse alghe, forse i tentacoli del famoso mostro di Candia o forse le dita scheletriche di triathleti annegati nelle edizioni precedenti. Questi i pensieri positivi del pre-gara...
Scambio ancora qualche parola con i compagni pesci di branco. Riconosco il mitico Giorgio Mortara, celebre per aver partecipato a più di 630 gare, 150 triathlon compresi. Lo saluto.
Si parte. Via con le solite collisioni. Tempo 5 minuti, alzo lo sguardo e scopro di essere assolutamente fuori rotta. La lontanissima boa è tutta alla mia sinistra e il branco dei mutati a 5 o 6 metri a destra. Devio (e allungo). Raggiungo i compagni e riprendo con le collisioni. Quando tutto sembra più calmo alzo lo sguardo e scopro di essere nuovamente fuori zona. Andrò avanti così tutta la gara percorrendo una distanza totale ben maggiore dei 1900 metri previsti. Che pirla!
Il gruppo dell'olimpico è partito mezzora dopo di noi ma negli ultimi 200 metri conto numerosi nuotatori, con la cuffia rossa dell'olimpico. Sono lento e loro sono molto veloci.
Finalmente il pontile. Mi danno una mano a salire e a fuggire dai tentacoli melmosi del lago.
Zona cambio: non ricordo dove ho messo la bici. Stanchezza, confusione, e ipossia mi confondono e invece del 103 cerco il 203. Qualcuno mi indica la posizione giusta, ritrovo così bici e il doppio paio di scarpe. Prendo fiato. Occhiali, bandana, casco, guanti, calze e scarpe. Veloce. Corro fino alla strada con la bici a mano. Supero la riga e via.
In bici tutto bene. Parto tranquillo e mi accorgo di tenere una media discreta. A fine frazione avrò mantenuto i 32 km orari, non male (per le mie possibilità, s'intende). Nei primi cento metri supero un avversario, di grossa stazza. Per me, per tutta la gara, sarà "il ciccione maledetto". In ogni tratto di pianura o discesa mi supererà per essere poi ripreso nei falsi piani o nelle corte salite. Maledetto ciccione, tutta la gara a rincorrerti!
Mi superano i soliti alieni, con bici ultratecnologiche, ruote lenticolari rombanti e caschi da galleria del vento. Supero tanti finti alieni, con bici altrettanto tecnologiche ma gambe molli.
Passo il primo giro. Nel secondo mi sento più stanco ma ancora tonico.
La temperatura si sta alzando ma in bici non si sente. Bevo e mangio, in previsione della corsa. 3 borracce d'acqua, una di maltodestrine, due buste di gel.
Eccomi di nuovo al lago. Cambio scarpe e via.
Comincia la frazione di corsa. Da subito avverto un caldo mostruoso. Incrocio Jacqueline, la presidentessa di Torino Triathlon, che mi consiglia di bere. Comincio il primo giro e comincio a ingurgitare acqua. Alla fine della frazione conto di averne bevuti più di otto litri. Corro ma nelle aree esposte al sole devo rallentare. Ci sono 32-33 gradi all'ombra.
Ad ogni ristoro (uno ogni 2.5 km) mi fermo a bere.
Durante il secondo giro sento la necessità di camminare. Non sono l'unico. Molti sono costretti a fermarsi. Qualcuno si ritira, altri alternano tratti a camminati ad altri di corsa.
Finirò la terza frazione in poco meno di due ore, almeno 20 minuti sopra alle mie aspettative.
Il caldo mi ha battuto ma quando taglio il traguardo sento di aver comunque vinto, anche sul caldo.
Chiudo il mio primo medio in 5 ore e 19 minuti, all'89mo posto.
Ho tagliato l'arrivo prima del previsto e le mie sostenitrici non hanno fatto tempo a vedermi arrivare. Hanno passato una bella giornata in piscina e sono contento per loro, sono contento così. Sarebbe stato peggio farle aspettare mezzora al traguardo.
9 giugno: sono al lavoro. Alberto ha fatto la notte e mi racconta di avere ricoverato in DEA uno "dei pazzi di Candia". Scendo giù e vado a salutare il collega-triathleta. E' sincopato durante la terza frazione per il caldo e la disidratazione. Gli esami del sangue dicono che ha una rabdomiolisi e una lieve insufficienza renale. Provo a convincere Cesare a mettere da parte la sua ansia e dimettere il paziente. Gli suggerisco di fare un prelievo anche a me, perchè sono sicuro che anche nei miei esami siano alterati gli stessi valori. Non lo convinco. Il malcapitato mi dice di essersi divertito in ogni caso... nonostante sincope, viaggio in ambulanza e 36 ore di ricovero su una barella a Chivasso.
L'organizzazione di TorinoTriathlon è stata eccellente. Durante la corsa si sono prodigati tutti a bagnarci continuamente e permetterci così di arrivare alla fine.
Tutto ha funzionato in modo perfetto.
Domenica ho fatto il mio debutto nel triathlon: bellissimo. Ho trovato lungo l'olimpico quindi complimenti per aver finito il medio. Il tuo obiettivo immagino sia un Iron o sbaglio? In bocca al lupo. [olimpico cuffie gialle, staffette cuffie rosse, ndr].
RispondiEliminaCiao, be' un giorno forse arriverà anche l'ironman, vedremo... complimenti anche a te. Hai debuttato direttamente nell'olimpico? grande!
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