Torino, 27 febbraio 2013 - bici 252.53, corsa 120.9, nuoto 24.3 km
RMN ginocchio destro: tutto nella norma. Bene. E' evidentemente un problema di postura. Ho comprato delle scarpe nuove e presto mi farò valutare da un podologo per mettere dei plantari.
Nel fine settimana riprovo a correre. Nel frattempo proseguo con corsa e nuoto.
Oggi previsti fanghi in mtb nelle colline di Torino.
Il Nivolet:
- altezza: 2612 metri
- km (da Locana al colle): 41
- dislivello: 2115 metri
L'ho scalato una sola volta, il 14 giugno del 2012, con la bici da corsa.
Era una giornata di sole, una di quelle perfette per questo tipo di escursione, senza una nuvola, senza vento e con una temperatura gradevole. Da giorni aspettavo con impazienza che sgomberassero la neve e che aprissero il colle al traffico.
In realtà il Nivolet non è propriamente un colle, dal momento che sul versante valdostano non esiste una vera e propria strada. C'è un sentiero con il quale si può arrivare a Cogne, ma ci vuole la mountain bike.
Un gran peccato che non ci siano mai passati Giro e Tour, ma pare che in alto non ci sia abbastanza spazio per posizionare il traguardo.
Sentito raccontare nei miti di amici ciclisti, non l'avevo mai affrontato. Non ero mai riuscito a combinare con qualcuno ed era rimasto un sogno nel cassetto. Pur essendo a 45 minuti di macchina da casa mancava alla mia collezioni di vette e colli ciclistici.
Avevo ripreso a pedalare con più continuità da poco ma già maturavano in me quelle pessime intenzioni che mi spingono alla "grande impresa". Del resto la storia è sempre la stessa... basta "toccare" e la dipendenza riprende, come prima o più forte ancora.
Libero dal lavoro, alle 8 del mattino, caricavo la bici in macchina. Direzione Parco del Gran Paradiso.
Parcheggiavo a Locana.
Da solo, con uno zainetto contenente un cambio per la discesa e qualcosa da mangiare.
Affrontavo il fondovalle con un passo tranquillo, senza fretta e risparmiando il più possibile per la salita, quella vera.
Il prologo è sempre la parte più complicata, almeno dal punto di vista psicologico. E' la stessa sensazione del pre-gara. Prevale il dubbio di non essere all'altezza, di non potercela fare. Dubbio e ansia che si dissolvono appena comincia la corsa, o la salita, quando lo sforzo e le prime endorfine mi fanno sentire invincibile.
strada alternativa al tunnel |
Prima di Ceresole c'è una lunga galleria: 3500 metri circa in salita. Noia e terrore del ciclista.
Dalla galleria comincia quello che per me è il tratto più duro. Per evitare la salita al buio, nel tunnel, giravo infatti a sinistra, imboccando la strada vecchia, alternativa. In parte asfaltata, in parte sterrata e comunque in pessimo stato. Faticosissima a causa del fondo e della pendenza. Uno slalom tra le buche e le pietre franate.
Di nuovo i dubbi prevalevano sul senso di invincibilità. Non ero nemmeno a metà della salita e già mi sentivo sfinito.
La maledetta strada vecchia rientrava in galleria per poi uscire nuovamente e arrampicarsi ancora.
Ceresole, finalmente. Qui mi fermavo a godere dello spettacolo del lago. La strada, la statale, proseguiva in falso piano, dolce, a salire. Riprendevo così fiato e forza.
Dopo il paese mi voltavo perchè mi sentivo osservato. Una volpe, al ciglio della strada, mi scrutava.
Si lasciava fotografare da vicino, per nulla intimorita. Quando poi si accorgeva che non avevo nulla da darle da mangiare, e che ero il solito imbecille con due ruote, si allontanava con molta flemma.
Dopo il mio momento da Piccolo Principe, riprendevo la salita, quella seria.
Tornante, dopo tornante salivo, sempre più su. Pendenza variabile tra l'8 e il 14%.
Attraversavo prati ancora chiazzati di neve e disturbavo decine di marmotte, sparse nei prati e sulla strada, poco spaventate dalle mie ruote.
Tappa al lago Serrù, altezza metri 2275, un piccolo lago artificiale. Poi ancora arrancare. Il ponte sul lago Agnel. Guardavo in alto scoprendo ancora una serie infinita di tornati da scalare.
Lago Serrù e Agnel |
Una salita infinita. Non durissima ma veramente lunga.
Mi facevo scattare una foto da un vecchio scooterista sonnecchiante lì a prendere il sole in un punto panoramico. In cinque minuti mi raccontava tutta la sua vita. La nipotina, lo scooter, il giornale e ovviamente i suoi trascorsi da grande ciclista. Tutti quando parlano a un ciclista si dichiarano ex grandi ciclisti.
Salivo gli ultimi metri affiancato da mura di neve.
La vetta. Il tempo di dare un'occhiata all'altro versante, quello valdostano dove i laghetti erano ancora gelati, mangiare qualcosa e vestirmi di tutto punto. Nonostante il sole infatti in alto i gradi erano pochi e cominciavo a raffreddarmi.
Non è il colle più duro che abbia mai salito. L'Agnello, il Fauniera sono sicuramente peggio. E' però il più affascinante e panoramico che abbia mai affrontato, anche meglio dei passi dolomitici.
Ora studio la cartina e cerco altre imprese, mi riprometto però, questa estate, di riprovare, magari in compagnia di un altro ciclo-pazzo.